66th Symposium of Vertebrate Palaeontology and Comparative Anatomy

Tra il 5 e 7 settembre si sono svolti il 66th Symposium of Vertebrate Palaeontology and Comparative Anatomy ed il 27th meeting of the Symposium of Palaeontological Preparation and Conservation. I congressi congiunti hanno visto la partecipazione di circa 150 iscritti provenienti da tutto il mondo e presentazioni su tutti gli aspetti della paleontologia dei vertebrati

Tra il 5 e 7 settembre passati si sono svolti nel campus dell’Università di Manchester, in Gran Bretagna, il 66th Symposium of Vertebrate Palaeontology and Comparative Anatomy ed il 27th meeting of the Symposium of Palaeontological Preparation and Conservation. I congressi congiunti hanno visto la partecipazione di circa 150 iscritti provenienti da molti paesi europei, oltre che da Stati Uniti e Canada, e presentazioni su tutti gli aspetti della paleontologia dei vertebrati. 

Il primo giorno del congresso si è aperto con un workshop sull’applicazione dei metodi di inferenza Bayesiana a dati paleontologici tenuto da Robin Beck dell’Università di Salford. Durante il workshop i circa 40 partecipanti sono stati introdotti alla teoria di inferenza Bayesiana, con particolare attenzione ai modelli di tipo mk che vengono utilizzati per analizzare dati morfologici tipici della paleontologia, e al concetto di orologi molecolari, ed hanno potuto esercitarsi in brevi tutorial sull’analisi di dataset morfologici per specie di fossili.

Nel pomeriggio si è invece tenuto un simposio su “Advances in the Vertebrate Tree of Life”, con sei speakers invitati da varie università di Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti che hanno presentato aspetti della loro ricerca che mirano a risolvere questioni ancora irrisolte della filogenesi di vari gruppi di vertebrati.

Mike Coates (University of Chicago) ha presentato nuovi dati ottenuti grazie a micro CT scanning (una tecnica non distruttiva che rappresenta uno sviluppo della tomografia computerizzata già da molto tempo utilizzata in ambito medico) che permettono di visualizzare l’anatomia interna del cranio di molti fossili di pesci fossili del Devoniano, permettendo di assegnarli correttamente a linee filogenetiche diverse da quelle alle quali erano stati erroneamente attribuiti sulla base dei pochi caratteri che potevano essere identificati dall’anatomia esterna. Questi nuovi dati, presentati in vari articoli attualmente in revisione o prossimi alla pubblicazione, porteranno ad una nuova visione dei pattern di radiazione delle principali linee di pesci cartilaginei, rivelando che gruppi precedentemente ritenuti molto poveri di specie in realtà avevano nel Devoniano una grande diversità sia in termini tassonomici che ecologici.

Tecniche di micro CT scanning, ma applicate a fossili di pesci ossei invece che cartilaginei, sono anche alla base della ricerca di Sam Giles (University of Oxford). La disponibilità di dati di anatomia interna grazie a CT scanning ha permesso di reinterpretare l’anatomia di alcuni fossili risolvendo uno dei “misteri” dell’ittiologia, ovverosia il gap temporale di oltre 250 milioni di anni che esisteva fino a poco fa fra i fossili più antichi di politteri (o bichir) e l’età del gruppo che veniva continuamente ipotizzata sulla base di filogenesi molecolari (ricerca presentata qui). Questo gap è adesso stato ridotto a 45 milioni di anni, e nuovi fossili potrebbero portare ad una ulteriore riduzione.

Sempre nel simposio sull’albero della vita ha presentato Oliver Rauhut dell’Università di Monaco, uno studioso che si occupa di evoluzione dei dinosauri. Rauhut è stato uno degli autori della ri-analisi del dataset di Baron et al. che nel 2017 aveva ipotizzato una nuova ipotesi di relazioni fra i principali gruppi di dinosauri, proponendo una parentela fra Ornithischia (i dinosauri a becco d’anatra) e Theropoda (i grandi dinosauri predatori, ed il gruppo dal quale si sono evoluti gli uccelli), che in precedenza venivano ritenuti come parenti prossimi dei Sauropodomorpha (il gruppo che include i più grandi animali terrestri mai esistiti). Rauhut e collaboratori rianalizzando il dataset di Baron et al. dopo aver modificato il coding di alcuni caratteri in seguito al riesame di numerosi fossili, ha dimostrato come numerose ipotesi filogenetiche in forte contrasto l’una con l’altra ottengano quasi lo stesso supporto statistico nelle analisi. Questo fatto è probabilmente causato da alti livelli di omoplasia in varie strutture morfologiche presenti nei fossili più antichi delle tre principali linee di dinosauri ornitischi, teropodi e sauropodomorfi. Mentre infatti i dinosauri del Giurassico e del Cretaceo appartenenti ai tre gruppi sono ben distinti fra di loro, molti dei fossili triassici appaiono molto simili fra di loro. Una delle possibili spiegazioni per questo fatto potrebbe essere una rapida radiazione delle 3 linee filogenetiche a seguito di eventi di estinzione che avrebbero eliminato molti dei competitori o predatori dei primi dinosauri, generando situazioni di pressioni selettive rilassate.

Nei giorni seguenti si sono invece svolte 8 sessioni di comunicazioni orali, oltre ad una di poster, su argomenti che spaziavano dalla biomeccanica degli uccelli fossili al gigantismo insulare nei mammiferi all’utilizzo di ‘niche modelling’ per studiare le estinzioni nei dinosauri, illustrando la vivacità intellettuale della paleontologia dei vertebrati, disciplina nella quale molti gruppi sono riusciti ad integrare nella propria ricerca nuovi approcci come appunto il micro CT scanning or l’utilizzo di grandi database elettronici.

Molte delle presentazioni sono state trasmesse in diretta streaming da Palaeocast ed i video di questi dovrebbero essere resi disponibili a breve sul canale Youtube di Palaeocast. Gli abstract delle presentazioni sono invece disponibili sul sito del congresso

Il prossimo congresso SVPCA si svolgera’ nel settembre 2019