700 milioni di anni di vita in più

La vita sulla Terra, o almeno i primi costituenti di materia organica, potrebbero essere comparsi molto prima di quanto si pensasse fino ad ora: questo il risultato di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature che retrodata la possibile origine di attività biologica di circa 700 milioni di anni! Le prime forme di vita sul nostro pianeta non sarebbero dunque

La vita sulla Terra, o almeno i primi costituenti di materia organica, potrebbero essere comparsi molto prima di quanto si pensasse fino ad ora: questo il risultato di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature che retrodata la possibile origine di attività biologica di circa 700 milioni di anni!

Le prime forme di vita sul nostro pianeta non sarebbero dunque risalenti a 3,5 miliardi di anni fa, bensì almeno 4,2. Questa ipotesi, tutt’ora da confermare, è stata formulata in seguito ad un’analisi degli elementi chimici contenuti in alcuni cristalli di zirconio, rinvenuti nella località australiana di Jack Hills, che rappresentano la più antica testimonianza di carbonio mai individuata sulla Terra. In queste pietre un gruppo di ricercatori guidato da Alexander Nemchin della Curtin University of Technology ha scoperto concentrazioni molto elevate di carbonio 12, detto anche “carbonio leggero”, un isotopo del carbonio che di solito viene associato ad attività organiche.

Questa scoperta suggerisce la possibilità che la vita sul nostro pianeta possa essere comparsa non molto tempo dopo il periodo di formazione e raffreddamento della Terra, un periodo sicuramente precedente al bombardamento di meteoriti che si riteneva coincidesse con l’origine dell’attività biologica. Il medesimo gruppo di ricerca ha già annunciato futuri studi finalizzati alla ricerca di ulteriori prove empiriche in favore di questa suggestiva ipotesi.

Andrea Romano

Riferimenti:
Nemchin et al. A light carbon reservoir recorded in zircon-hosted diamond from the Jack Hills. Nature, 2008; 454 (7200): 92 DOI: 10.1038/nature07102

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons