Animalia

Girovagando tra gli scaffali di una libreria bolognese, nei giorni scorsi ho trovato un volumetto, che mi era sinora sfuggito, dal titolo Animalia (BUR, 2010). Già il titolo mi aveva colpito, ma l’interesse è aumentato dopo aver letto i nomi di alcuni autori: Guido Barbujani, Umberto Eco, Danilo Mainardi. Il libro riprende il ciclo di letture e lezioni organizzate nel

Girovagando tra gli scaffali di una libreria bolognese, nei giorni scorsi ho trovato un volumetto, che mi era sinora sfuggito, dal titolo Animalia (BUR, 2010). Già il titolo mi aveva colpito, ma l’interesse è aumentato dopo aver letto i nomi di alcuni autori: Guido Barbujani, Umberto Eco, Danilo Mainardi.

Il libro riprende il ciclo di letture e lezioni organizzate nel maggio 2010 all’Università di Bologna per discutere un tema di grande interesse ovvero l’umanità degli animali e l’animalità degli umani. Il primo contributo, purtroppo molto breve, è di Guido Barbujani e riprende il tema della molteplicità delle specie umane che hanno caratterizzato la nostra storia evolutiva… una storia di cui noi siamo solamente una delle specie che hanno fatto la propria comparsa: “Oggi (scrive Barbujani) abbiamo un quadro coerente dell’evoluzione della vita sulla terra ed è chiaro che non è stata affatto una solitaria marcia in avanti culminante nella perfezione dell’Homo sapiens. Ma dobbiamo sentirci diminuiti per questo? Non è più logico pensare invece che, proprio essere emersi da un tragitto che poteva portare altrove, a conclusioni molto diverse, rende unico e perciò particolarmente prezioso ciò che siamo, ciò che siamo riusciti ad essere?”.

Il secondo contributo, scritto da Enzo Bianchi, ha numerosi spunti di riflessione ed affronta il problema dell’antropocentrismo nella tradizione ebraico-cristiana. Bianchi propone una rilettura di numerosi capitoli delle Sacre Scritture mostrando come in realtà l’uomo non sia il “padrone” del creato, quanto piuttosto il custode di tutte le forme di vita che ci circondano.

Particolarmente curioso è infine l’ultimo capitolo, scritto da Danilo Mainardi dedicato alla biodiversità cinematografica e al modo in cui la rappresentazione televisiva/cinematografica degli animali possa differire dalla reale biologia. E’ stato, ad esempio, curioso leggere che il comportamento di uno stesso animale può essere proposto in modo diverso in nazioni diverse.. ad esempio scrive Mainardi: “il leone nei documentari inglesi per il 10% del suo tempo fa sesso, mentre nella versione americana solo per il 2%; per quanto riguarda genericamente aggressività, gli americani hanno un 8%, gli inglesi solo un 2%” … ovvero nella descrizione inglese il leone fa molto sesso e caccia poco, mentre nella versione americana il sesso desta meno interesse dell’aggressività… sarebbe troppo facile trarre facili generalizzazioni da questo risultato, per cui mi astengo.

Nel complesso il libro è una piacevolissima lettura, che lascia però per alcuni contributi il dispiacere di non aver partecipato a queste lezioni a Bologna, perché sarebbe stato interessante vedere come sono stati sviluppati alcuni dei numerosi spunti di interesse che il libro presenta senza però che vi sia una adeguata trattazione e/o approfondimento.

Mauro Mandrioli