Bonnie, l’orango che imparò a fischiare

Molte scimmie antropomorfe in cattività ci hanno abituato a prestazioni vocali e cognitive straordinarie, ma tutte dopo aver trascorso un periodo di apprendistato sotto la supervisione di un insegnante umano. Bonnie no, Bonnie è diversa. Bonnie, un orango femmina di 30 anni che vive presso lo Smithsonian National Zoological Park di Washington, D.C., è stata documentata emettere vocalizzazioni tipicamente umane

Molte scimmie antropomorfe in cattività ci hanno abituato a prestazioni vocali e cognitive straordinarie, ma tutte dopo aver trascorso un periodo di apprendistato sotto la supervisione di un insegnante umano. Bonnie no, Bonnie è diversa. Bonnie, un orango femmina di 30 anni che vive presso lo Smithsonian National Zoological Park di Washington, D.C., è stata documentata emettere vocalizzazioni tipicamente umane senza nessun tipo di allenamento precedente. Bonnie ora fischia, e fischia bene, come si può vedere (ma soprattutto sentire) in questo video.

I ricercatori che l’hanno seguita per gli ultimi anni parlano di scoperta importante sotto vari punti di vista: innanzitutto, la capacità di emettere fischi, dimostrazione dell’ampio repertorio vocale e dell’elevata capacità di apprendimento acustico di questa specie, fornirebbe un meccanismo che in grado di spiegare la straordinaria variabilità di produzione dei suoni che si manifesta nelle diverse popolazioni di orango in natura. L’esistenza di determinati suoni in alcune popolazioni e non in altre aveva sempre fatto pensare alla presenza di una forma di apprendimento vocale piuttosto che a cause di carattere genetico, ma oggi abbiamo una prova in più in favore di questa ipotesi.

In secondo luogo, continuano i ricercatori sulla rivista Primates, questa scoperta farebbe cadere la convinzione che le grandi scimmie antropomorfe, nonostante l’elevata capacità di emissione di suoni diversi, siano dotate di un repertorio di suoni fisso e non controllato in maniera volontaria. Bonnie, infatti, fischia senza ricevere del cibo nè come ricompensa successiva all’emissione nè come sprono per indurla all’azione. Inoltre, l’orango si dimostra in grado di modulare la durata e il numero di fischi in modo tale da copiare nel miglior modo possibile il suo interlocutore umano.

Infine, questa scoperta potrebbe gettare importanti basi per la comprensione dell’evoluzione del linguaggio umano: la capacità di produrre suoni nuovi ed in precedenza sconosciuti e farlo in maniera volontaria sono proprio due caratteristiche fondamentali del linguaggio tipico della nostra specie. E’ possibile che tali peculiarità fossero già presenti nell’antenato comune tra le scimmie antropomorfe e l’uomo.

Andrea Romano

Riferimenti:
Serge A. Wich, Karyl, B. Swartz, Madeleine E. Hardus, Adriano R. Lameira, Erin Stromberg and Robert W. Shumaker. A case of spontaneous acquisition of a human sound by an orangutan, Primates, 0032-8332 (Print) 1610-7365 (Online); 10.1007/s10329-008-0117-y