Bonobo artigiani

Poco abituati ad utilizzare utensili in natura, specialmente per procurarsi il cibo, i cugini più pacifici degli scimpanzé imparano a farlo in cattività tanto meglio quanto più motivati

Che il bisogno (o il desiderio) aguzzi l’ingegno è più di un proverbio: gli etologi scoprono sempre più spesso, tra mammiferi e uccelli, specie capaci di usare oggetti rinvenuti intorno a loro come utensili. Tuttavia, escludendo la nostra specie, fino ad ora solo i nostri più stretti parenti, gli scimpanzé (Pan troglodytes), si sono dimostrati in grado di adattarsi ad ambienti diversi con diverse culture materiali, producendo cioè arnesi ad hoc per le risorse disponibili in determinato ambiente (Pikaia ne ha parlato qui e qui). Gli scimpanzé si sono inoltre dimostrati l’unica altra specie in grado di risolvere problemi utilizzando in sequenza set di utensili differenti. Queste osservazioni hanno però da sempre lasciato perplessi i ricercatori che studiavano i bonobo (Pan paniscus), la quarta grande specie di scimmie antropomorfe insieme ad orangutan, gorilla e scimpanzé. Questa specie è infatti poco nota nell’utilizzo di attrezzi. I bonobo vivono esclusivamente nel bacino del fiume Congo e le analisi genetiche hanno dimostrato che si sono straccati 2-3 milioni di anni fa dal loro antenato comune con i Pan troglodytes, dallo stesso ceppo dal quale 7-5 milioni di anni fa si distaccarono i nostri diretti antenati. Nel gioco di caratteristiche perse e conservate nel corso dell’evoluzione, i bonobo hanno mantenuto alcuni tratti in comune con la nostra specie, che sono andate invece persi negli scimpanzé; ma almeno in apparenza, non la destrezza con gli arnesi ritenuti la caratteristica distintiva dell’antenato comune alle tre specie.

Cosa sai fare?
Una delle ipotesi formulate per lo scarso utilizzo di utensili in Pan paniscus riguarda il fatto che l’ambiente naturale in cui vive questo primate è poco variegato e non presenta grosse difficoltà nel reperimento del cibo. Per stabilire le vere capacità dei bonobo, Itai Roffman dell’università di Haifa in Israele, in collaborazione con colleghi di altre università israeliane e tedesche, ha elaborato un esperimento su alcuni esemplari in cattività. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’American Journal of Physical Antropology. Gli esemplari soggetti alle prove appartenevano a due gruppi: un gruppo di otto individui nati e cresciuti in uno zoo con scarsi stimoli ambientali e poche interazioni con gli esseri umani; e un gruppo di sei membri lasciato in condizioni di semilibertà in una riserva naturale. Alcuni dei bonobo del secondo gruppo, inoltre, erano stati in precedenza impiegati in studi sul linguaggio e possedevano quindi un ricco ‘vocabolario’ che erano in grado di esprimere tramite tavole di simboli visivi standardizzati chiamate lessigrammi. I ricercatori hanno seppellito, nelle aree destinate all’esperimento, alcune porzioni di cibo gradito a questi grandi primati, oppure le hanno nascoste in contenitori di difficile apertura, come la cavità di ossa lunghe vuotate dal midollo o gusci in cemento lasciati indurire. Il tutto avveniva mentre i bonobo potevano osservare i ricercatori  all’opera, ma non raggiungerli. Per finire, gli sperimentatori hanno arricchito il campo di prova con vari materiali che potevano essere usati per la preparazione di utensili rudimentali: come rami, pietre o corna di ungulati.

La prigione peggiora
Appena era loro permesso accedere alle aree sperimentali, i primati iniziavano i loro tentativi per recuperare il cibo, ma soltanto nel gruppo vissuto in semilibertà tutti gli individui sono riusciti a fabbricare gli utensili necessari a ottenere il loro scopo, contro i soli 2 che hanno ottenuto un risultato analogo nel gruppo in cattività. Gli individui in cattività si limitavano inoltre a spaccare i contenitori, mentre quelli in semilibertà erano in grado di fabbricare set di attrezzi da usare in sequenza per danneggiare il meno possibile l’alimento recuperato. Alcuni dei bonobo semiliberi sono stati addirittura in grado di dividere in due longitudinalmente le ossa lunghe servendosi di cunei, un metodo usato ancora oggi da popolazioni umane di cacciatori-raccoglitori.

Un modello per i nostri antenati
Il fatto che i bonobo usassero poco gli attrezzi in libertà, ha portato molti ricercatori a rivolgersi agli scimpanzé per cercare di immaginare il comportamento dei più antichi esponenti del gruppo di primati che ha portato agli esseri umani. Ma le capacità dimostrate dai Pan paniscus nell’esperimento di Roffman e colleghi hanno fatto pensare ai ricercatori che l’analisi dell’opera di manomissione di questi primati, sulle ossa e su altri contenitori, ci potrebbe dare un’idea di cosa cercare fra i resti archeologici alla ricerca dei segni dell’opera dei nostri antenati.

Riferimenti: 
Roffman I, Savage-Rumbaugh S, Rubert-Pugh E, Stadler A, Ronen A, Nevo E. Preparation and use of varied natural tools for extractive foraging by bonobos (Pan paniscus). Am J Phys Anthropol. 2015 Sep;158(1):78-91. Doi: 10.1002/ajpa.22778. Epub 2015 Jun 29. PubMed PMID: 26119360.