Buoni geni e tanta fortuna: il ritorno delle ammoniti

La storia della vita sulla terra è stata costellata da numerosi episodi, più o meno gravi, di estinzioni di massa, periodi in cui scomparve gran parte della biodiversità ospitata sul nostro pianeta. Tra queste, la più imponente avvenne al termine del Permiano intorno a 250 milioni di anni fa, e rappresenta un episodio tanto importante da coincidere con la fine

La storia della vita sulla terra è stata costellata da numerosi episodi, più o meno gravi, di estinzioni di massa, periodi in cui scomparve gran parte della biodiversità ospitata sul nostro pianeta. Tra queste, la più imponente avvenne al termine del Permiano intorno a 250 milioni di anni fa, e rappresenta un episodio tanto importante da coincidere con la fine dell’Era Paleozoica e l’inizio del Mesozoico. In seguito a questo evento di estinzione di massa scomparvero, almeno da quanto si può rilevare dai reperti fossili, quasi il 90% delle specie esistenti. Solo poche, dunque, riuscirono a sopravvivere e a dare vita all’odierna biodiversità.

Tra le specie che, a fatica, furono in grado di superare questo drammatico evento troviamo le ammoniti (Sottoclasse Ammonoidea), un gruppo di molluschi cefalopodi strettamente imparentati con gli odierni nautili e calamari e famoso per l’abbondanza nei giacimenti fossiliferi. Questi animali, dotati di un guscio a spirale, dominarono gli oceani di tutto il mondo per circa 400 milioni di anni, ma scomparvero del tutto nel periodo di estinzione di massa che coinvolse i dinosauri 65 milioni di anni fa.

Un recente studio pubblicato su Science ha tracciato la storia di questo gruppo di invertebrati durante e nelle fasi successive la grande estinzione del Permiano: anche le ammoniti subirono un consistente declino nel periodo delle imponenti eruzioni vulcaniche che causarono questo evento, tanto che all’inizio del Triassico si potevano contare solo pochi taxa appartenenti al gruppo. Successivamente, però, in meno di due milioni di anni le ammoniti tornarono a popolare le acque oceaniche. Un recupero record se si pensa che tutti gli altri gruppi animali per riportarsi al livello di biodiversità precedente la grande estinzione impiegarono un periodo compreso tra 10 e 30 milioni di anni e che le altre forme di vita interessate dalle estinzioni di massa di minor entità un periodo compreso tra 5 e 15 milioni.

Alla base di questo straordinario e rapido recupero ci sono, senza dubbio, fattori di carattere ecologico, come l’assenza quasi totale di competitori e la conseguente presenza di nicchie vuote, che favorirono la diffusione e la diversificazione del gruppo. Questa, tuttavia, non può essere l’unica ragione del successo delle ammoniti durante il Triassico, in quanto altri gruppi di molluschi, come gasteropodi e bivalvi, non furono in grado di recuperare in tempi così rapidi, nonostante la bassa concentrazione di competitori. Alcune caratteritiche proprie di questo taxon, anche se non conosciute, influirono sulla rapida radiazione adattativa successiva all’estinzione di massa.

Insomma, come si legge dal titolo dell’articolo, “buoni geni e tanta fortuna” (“good genes and good luck“), due fattori che, però, non furono sufficienti al momento della caduta del meteorite nel Golfo del Messico 65 milioni di anni fa.

Andrea Romano

Riferimenti:
Brayard A., Escarguel G., Bucher H., Monnet C., Brühwiler T., Goudemand N., Galfetti T. and Guex J. Good Genes and Good Luck: Ammonoid Diversity and the End-Permian Mass Extinction. Science, 2009; 325 (5944): 1118 DOI: 10.1126/science.1174638