Da sola o in compagnia?

I rettili e gli anfibi non sono considerati animali sociali, in quanto (anche se è molto difficile generalizzare) la maggior parte delle specie adotta uno stile di vita solitario. Nonostante ciò, è noto che al momento della deposizione delle uova le femmine di numerose specie si riuniscano in determinati luoghi e utilizzino i medesimi nidi. Comprendere le ragioni evolutive che

I rettili e gli anfibi non sono considerati animali sociali, in quanto (anche se è molto difficile generalizzare) la maggior parte delle specie adotta uno stile di vita solitario. Nonostante ciò, è noto che al momento della deposizione delle uova le femmine di numerose specie si riuniscano in determinati luoghi e utilizzino i medesimi nidi. Comprendere le ragioni evolutive che hanno spinto queste specie a nidificare in nidi comunitari è difficile, in quanto questi gruppi di vertebrati non sono soliti (anche se ci sono alcune eccezioni) praticare cure parentali della prole, come avviene negli uccelli. In questo gruppo, infatti, alla deposizione delle uova nel medesimo nido segue la cura dei pulcini in maniera cooperativa.

Quali sono, allora, le cause di tale comportamento? Un’interessante review, pubblicata sulla rivista The Quarterly Review of Biology, ha provato a fornire una risposta. Gli autori sottolineano innanzitutto che questo comportamento è molto più diffuso di quanto si ritenesse in passato, dal momento che si manifesta in almeno 481 specie tra rettili e anfibi e sembra particolarmente comune nelle lucertole (255 specie). In secondo luogo, rifiutano l’ipotesi che vede la nidificazione comunitaria come un sottoprodotto della qualità dell’habitat: in molti ambienti naturali frequentati da anfibi e rettili, la densità dei siti dove costruire il nido è scarsa, ragion per cui questi animali sono costretti a riunirsi per deporre le uova nei pochi luoghi favorevoli. Ma, viene sottolineato nello studio, numerose specie nidificano in gruppo anche dove la qualità degli habitat è alta: la deposizione delle uova comunitaria dovrebbe quindi avere una ragione in sè e non essere un sottoprodotto della qualità degli ambienti naturali.

A questo punto, i ricercatori si sono concentrati sul rapporto tra costi e benefici conseguenti dall’attuazione di questo comportamento. Se, da un lato, deporre le uova in un nido comune svincola le madri dall’impegno dello scavo, procedura energeticamente dispendiosa che le esporrebbe ai predatori, dall’altro, la crescita nello stesso luogo con numerosi altri piccoli impone alcuni costi ai neonati, in quanto saranno chiamati fin dai primi attimi di vita a competere per lo spazio e le risorse limitati. Avvalendosi della teoria dei giochi, lo studio si conclude con l’elaborazione di alcuni modelli che spiegano come si possa instaurare un equilibrio stabile tra deposizioni singole e comunitarie in diverse popolazioni della stessa specie che vivono in contesti ecologici diversi. In relazione alle differenti variabili ambientali (ad esempio la densità di individui, il tipo di substrato in cui viene scavato il nido, l’abbondanza di predatori), fattori che influenzano fortemente le strategie riproduttive, la frequenza delle deposizioni singole o comunitarie può variare significativamente. In alcuni casi le due strategie potrebbero coesistere all’interno della medesima popolazione (sebbene con frequenza diversa), mentre in altri, più estremi, una potrebbe soppiantare del tutto l’altra.

La teoria ha fatto il suo, ora non resta altro che aspettare i risultati dei prossimi studi sul campo che ci diranno se questi modelli rappresentano ciò che accade realmente in natura.

Andrea Romano

Riferimenti:
Doody et al. Communal Egg-laying In Reptiles And Amphibians: Evolutionary Patterns And Hypotheses. The Quarterly Review of Biology, 2009; 84 (3): 229 DOI: 10.1086/605078