Da un roditore gli indizi per comprendere le conversazioni umane

La chiave per comprendere meccanismi alla base dell’interazione verbale umana, potrebbe arrivare da un piccolo roditore sud americano noto per le sua abilità canore: il topo di Alston

Non un primate ma un roditore tropicale (Scotinomys teguina), noto per la coralità e l’intensità dei suoi canti, potrebbe essere il modello migliore per svelare i segreti del cervello durante le intense interazioni vocali tra cui figurano anche i discorsi di noi umani. Almeno secondo una recente ricerca condotta da un’equipe dai ricercatori della New York University a cui Science ha dedicato una copertina.

A differenza delle cavie solitamente usate in laboratorio, i maschi di Scotinomys teguina si esibiscono in delle vere e proprie di ‘gare canore’, in cui i gli sfidanti si alternano nelle vocalizzazioni producendo suoni in un range di oltre cento note udibili e, cosa nuova, adattando le vocalizzazioni in base ai contesti sociali che di volta in volta si vengono a creare.

Questo tipo di comportamenti richiede una rapida modificazione degli output motori in risposta agli stimoli sensoriali esterni. In questo caso, gli autori hanno individuato nella corteccia motoria la regione cerebrale coinvolta nella regolazione di questi comportamenti; precisamente, la corteccia motoria sembra regolare il controcanto, ma è responsabile della produzione sonora stessa. La corteccia motoria, in questi roditori, è in grado di regolare la durata e ritmo delle vocalizzazioni stimolando le aree subcorticali, responsabili della produzione canora, in risposta a stimoli sensoriali improvvisi o inattesi.

L’evoluzione ha dunque portato questi criceti a separare le aree di produzione canora da quelle di controllo, dotandoli degli strumenti per regolare così finemente le loro interazioni, secondo uno schema già visto in uccelli, insetti e forse valido anche per gli esseri umani.

La speranza è proprio quella di aver trovato un modello valido anche per l’uomo. Ad oggi, infatti, non esiste ancora un modello animale affidabile a questo scopo. Fino a questo studio il punto di riferimento per i mammiferi è stata la bertuccia (Macaca sylvanus), che però, seppur primate, ha scambi vocali ad un ritmo decisamente più lento di quanto avvenga nelle animate conversazioni (e litigi) tra esseri umani. 

Paradossalmente, invece, il comportamento di questi roditori sembra essere più simile al nostro di quanto non lo siano altri primati. La speranza è adesso poterli utilizzare come modello per studiare non solo l’evoluzione, ma anche le patologie, traumatiche o meno, che affliggono la nostra capacità di interagire col prossimo.

Riferimenti:
Daniel E. Okobi Jr., Arkarup Banerjee, Andrew M. M. Matheson, Steven M. Phelps, Michael A. Long. Motor cortical control of vocal interaction in neotropical singing mice. Science, 2019 DOI: 10.1126/science.aau9480

Immagine Credit: NYU School of Medicine