Dalla terra all’acqua: benvenuti cetacei

Una review su evoluzione e adattamenti dei cetacei

50 milioni di anni fa, nell’Eocene, cominciò la storia filogenetica dei cetacei. Il loro corpo, estremamente modificato per la vita acquatica, ha, per lungo tempo, celato alla scienza le tracce della loro discendenza. Un articolo di Thewissen ed altri, pubblicato su Evolution Education & Outreach, riassume tutte le conoscenze acquisite fino ad oggi sulla loro evoluzione.

I cetacei originarono da mammiferi terrestri, per questo motivo allattano la prole, possiedono tre ossicini dell’orecchio (staffa, incudine e martello) e la loro mandibola è costituita da un solo osso (il dentale). Altri caratteri tipici dei mammiferi sono stati invece persi come adattamento alla vita acquatica: non possiedono pelliccia, né arti posteriori. Il loro corpo è affusolato. Gli adattamenti alla vita acquatica non sono quindi indicazione di una loro parentela con altri mammiferi acquatici (sireni, foche, otarie), bensì rappresentano un caso di convergenza evolutiva. Gli adattamenti prodotti dalla selezione naturale sono simili in ambienti simili, seppur in linee evolutive diverse.

Lo studio dell’embriologia, della biologia molecolare e dei reperti fossili ha permesso di ricostruire la filogenesi. Durante lo sviluppo embrionale, per esempio, alcuni cetacei mostrano peli o altri addirittura abbozzi dei baffi, degli arti posteriori e degli zoccoli; i misticeti o balene, che allo stato adulto possiedono strutture cornee per la filtrazione, i fanoni, durante lo sviluppo embrionale presentano abbozzi dei denti. Inoltre, alcuni individui possono presentare zampe posteriori rudimentali.

La biologia molecolare ha permesso di riconoscere negli artiodattili, gli ungulati con dita pari, ed in particolare gli ippopotami, come il gruppo vivente più vicino a tutti i cetacei. Grazie alle analisi cladistiche è possibile inoltre affermare che i cetacei stessi siano artiodattili e quindi ungulati, in senso più ampio.

D’altro canto, il ritrovamento di fossili ha permesso di avere un’idea di come fossero i cetacei nel tempo profondo. I cetacei estinti che sono stati ritrovati nel corso degli anni ‘80 e ’90 appartengono a diversi gruppi: pakicetidi, ambulocetidi, remingtonocetidi, protocetidi, basilosauridi. I diversi gruppi mostrano un progressivo spostamento dall’ambiente terrestre a quello acquatico sia costiero che profondo. Nel 2007, infine, furono ritrovati in Himalaya uno scheletro fossile pressoché completo di Indohyus, un raoellide, gruppo di artiodattili anfibi, dalle zampe allungate. I raoellidi erano stati in precedenza attribuiti, per errore, ad un altro gruppo, tuttavia il nuovo esemplare ha permesso di riconoscerli come i parenti più prossimi di tutti i cetacei, sia estinti, che viventi.

E così, anche i cetacei, con tutta la loro eleganza, entrano nelle storie pressoché complete che solo l’evoluzione ha saputo raccontare. Benvenuti.