Dinosauri necrofagi nel giurassico americano

Allosaurus e Ceratosaurus, due generi di dinosauri predatori, nei periodi di carenza alimentare si nutrivano di materiale di scarto, raccolto sulle carcasse di altri dinosauri (forse anche della loro stessa specie)

Nella cava di Mygatt-Moore Quarry in Colorado, negli Stati Uniti, un giacimento fossilifero risalente a 152 milioni di anni fa, è stata rinvenuta una moltitudine di fossili di dinosauri, tra cui troviamo appartenenti al gruppo dei carnivori teropodi e a quello degli erbivori sauropodi (i due cladi in cui si suddivide l’ordine dei dinosauri saurischi). La particolarità del sito è che un’alta percentuale dei reperti ossei (circa il 30%) riporta segni evidenti di morsi, il che è abbastanza significativo poiché solitamente i dinosauri carnivori prediligono le parti carnose e facilmente masticabili della preda, piuttosto che i frammenti scheletrici. Di solito, quindi, i predatori lasciano relativamente pochi segni di morsi sulle ossa.

Questo anomalo e significativo record fossile permette un’ipotetica ricostruzione dei fatti e delle probabili dinamiche ecologiche in atto in quel momento, nonché aiuta a delineare l’identikit dei protagonisti. La presenza di morsi infatti è il “negativo” delle caratteristiche morfologiche del predatore: l’ampiezza, la profondità e la tipologia di strappo osseo lasciato fungono da tracce per risalire al probabile predatore.

In uno studio, condotto da un gruppo di paleontologi dell’Università del Tennessee, pubblicato sulla rivista PLOS ONE, l’analisi di oltre 2300 fossili indicherebbe come autori del banchetto i carnivori teropodi dei generi Allosauros e Ceratosauros. I segni, le striature e le grandezza dei morsi impressi sulle ossa corrisponderebbero alla caratteristica seghettatura dei denti e sarebbero proporzionali con le dimensioni conosciute di questi dinosauri.

L’aspetto principale della ricerca riguarda però le ossa su cui sono presenti i segni dei morsi, che suggerisce che questi grandi predatori giurassici potessero andare alla ricerca di materiale di scarto nei periodi di scarsità di risorse. Infatti, le ossa addentate da Allosauros e Ceratosaurus non corrispondono esclusivamente a parti anatomiche carnose e succulente della vittima, ma anche a strutture scheletriche minori e solitamente non apprezzate da questi predatori, come ad esempio falangi o ossicini sottopelle poco nutrienti. Questo, afferma lo studio, indicherebbe che molti pasti siano stati consumati in modalità passiva, sulle spoglie di animali morti in via di decomposizione. I resti di queste carcasse solitamente non sarebbero stati consumati, e questo suggerirebbe che in quel momento si stava attraversando un periodo di forte scarsità alimentare, che induceva questi predatori ad approfittare di ogni parte nutriente anche di minor pregio.

Infine, un ultimo risultato riguarda l’identità delle carcasse, che non apparterebbero solo, come logico ritenersi, agli erbivori sauropodi (le tipiche prede dei grossi teropodi), ma anche ad individui degli stessi teropodi. È dunque possibile, sostengono i ricercatori, che quel periodo di particolare stress alimentare abbia forzato questi grossi predatori non solo a nutrirsi di carcasse ma anche a cibarsi di individui congenerici o addirittura conspecifici, anche se su questo non ci sono prove definitive.

La cava di Mygatt-Moore Quarry inoltre avrebbe offerto anche le condizioni ambientali adatte alla conservazione delle carogne per mesi, una sorta di dispensa alimentare a cielo aperto, di cui anche i feroci e affamati allosauri e ceratosauri ne avrebbero giovato in periodi di scarsi approvvigionamento di cibo.

Fonte:   
Stephanie K. Drumheller , Julia B. McHugh, Miriam Kane, Anja Riedel, Domenic C. D’Amore. High frequencies of theropod bite marks provide evidence for feeding, scavenging, and possible cannibalism in a stressed Late Jurassic ecosystem: PLOS ONE. DOI: https://doi.org/10.1371/journal.pone.0233115

Immagine: Charles R. Knight / Public domain, via Wikimedia Commons