Documentazione di un salto evolutivo?

10/7/2008 Fino ad oggi qualunque articolo di argomento connesso all’evoluzione ha avuto come cornice nella pagina scientifica del maggior quotidiano nazionale l’immagine che S.J. Gould chiamava la “marcia del progresso” e che rappresenta un’evoluzione lineare e progressiva dell’uomo. Si vedono uno dietro l’altro da sinistra a destra, una scimmia sulle quattro zampe, uno scimmione bipede ma curvo e poi via

10/7/2008

Fino ad oggi qualunque articolo di argomento connesso all’evoluzione ha avuto come cornice nella pagina scientifica del maggior quotidiano nazionale l’immagine che S.J. Gould chiamava la “marcia del progresso” e che rappresenta un’evoluzione lineare e progressiva dell’uomo. Si vedono uno dietro l’altro da sinistra a destra, una scimmia sulle quattro zampe, uno scimmione bipede ma curvo e poi via via ominidi sempre più alti ed eretti, sempre meno pelosi, sempre più somiglianti all’uomo attuale, fino all’ultimo a destra, che è sempre rigorosamente maschio e bianco. A volte il penultimo a destra, capellone tozzo e decisamente brutto d’aspetto, è l’uomo di Neanderthal.

Nell’immagine standard de La Repubblica (pubblicata il 7/8/2006 a pag. 21, il 15/9/2006 a pag. 39, il 12/11/2006 a pag. 22, il 23/2/2007 a pag. 39, il 16/3/2007 a pag. 43, il 12/12/2007 a pag. 23…) ci sono delle frecce che da sinistra a destra scandiscono i passaggi tra un “antenato” e quello successivo; e in effetti a volte una di queste frecce è ramificata: è relativa all’Homo neanderthalensis, di cui però non compare la figura: di conseguenza non si interrompe la linearità della sequenza degli antenati dell’uomo attuale e questo rende dubbia l’interpretazione.

Ma l’immagine che compare per la prima volta il 10/7/2008 a pag. 41 non lascia spazio ad alcun dubbio: c’è sempre la sequenza lineare delle figure degli antenati dell’uomo, ma al posto delle frecce compaiono delle strisce corrispondenti al periodo coperto dai reperti relativi a quella specie, e la struttura che compongono è inequivocabilmente ramificata! Per la verità è ancora lineare la relazione tra Homo erectus e Homo sapiens, ma dal punto di vista dell’evoluzione culturale non si può negare che di un salto si tratta.

Il caso si prospetta molto interessante: quale cambiamento è intervenuto con cui si possa mettere in relazione il salto? Ma, domanda forse ancor più interessante: come si è mantenuta fino a quel momento in quel particolare gruppo sociale una rappresentazione culturale estintasi nel continente scientifico?
 
Nel mondo dell’evoluzionismo il dibattito sull’immagine più appropriata a rappresentare analogicamente l’evoluzione è aperto da tempo: a quella tradizionale dell’albero, risalente a prima di Darwin, è stata contrapposta quella del cespuglio (si veda: S. J. Gould, La vita meravigliosa, del 1989); ultimamente, grazie alla pubblicazione dei Taccuini di Darwin, è entrata in gioco anche quella del corallo, in discussione dunque non è la ramificazione ma è quale forma essa abbia. L’altra discussione nel mondo scientifico ha riguardato l’eccezionalità della linearità dell’evoluzione degli ominidi rispetto al modello ramificato valido per tutti gli altri esseri viventi. Questa idea ha cominciato a vacillare già nei primi anni ’30 del Novecento, entrando nella sua definitiva crisi negli anni ’60 con i successivi ritrovamenti di fossili in Africa: la presenza contemporanea di più specie di Ominidi o addirittura di Homo in strati fossili documenta che l’evoluzione umana, come quella di qualsiasi altro gruppo di viventi, ha una struttura ramificata e non lineare.
 
Dal momento che la redazione della pagina scientifica di un quotidiano ha come ragion d’essere, come responsabilità sociale, come competenza professionale proprio la “divulgazione” della conoscenza che si produce nel mondo della scienza, dobbiamo escludere da subito l’ipotesi che i redattori fossero in possesso di queste conoscenze e non volessero comunicarle al pubblico.

A questo punto la supposizione più ovvia sarebbe quella di una situazione di isolamento: una nicchia culturale priva di comunicazione in entrata dal mondo della scienza, protetta quindi dai processi di cambiamento innescati nell’ultimo secolo dalle scoperte degli scienziati. Ma questa ipotesi è falsificata dal contenuto stesso degli articoli pubblicati, che si riferiscono per la quasi totalità proprio a “novità” provenienti dal mondo della scienza (ad esempio: La prima arma? Costruita da una scimpanzè, riferita a “la ricerca di una antropologa pubblicata su Current Biology”, 23/2/2007; oppure la mascherina “attualità” stampata a volte in cima alla pagina).

Siamo molto curiosi di conoscere le opinioni in merito degli studiosi di evoluzione culturale. Ma in effetti forse stiamo correndo troppo: l’entusiasmo per la scoperta ci ha fatto trascendere i limiti di un corretto atteggiamento di cautela scientifica; infatti abbiamo dato per scontato che l’evento registrato costituisca una “punteggiatura” alla fine di una “stasi”, un cambiamento evolutivo, e questo in realtà richiederebbe una conferma che ci può giungere solo dalla pubblicazione delle prossime pagine scientifiche del quotidiano. Confermeranno l’irreversibilità del processo?

16/7/2008

Purtroppo l’appello alla prudenza con cui si concludeva l’intervento precedente si è rivelato del tutto appropriato. Dopo neppure una settimana, il 16/7/2008 a pag. 45, il quotidiano La Repubblica, a illustrazione dell’articolo “Evoluzione un futuro complicato” ha riproposto l’immagine della “marcia del progresso” con la sequenza degli antenati che marciano uno davanti all’altro da sinistra a destra in una versione “artistica” ovvero senza schemi grafici e didascalie salvo quella che fa da titolo, ovvero “GLI ANTENATI. Una galleria degli antenati fino all’attuale homo sapiens”.
 
Si conferma che l’idea che la redazione scientifica de La Repubblica propone è quella di una discendenza lineare come si credeva 100 anni fa, in cui ad esempio l’Uomo di Neanderthal è considerato antenato dell’Homo sapiens.

Nel mio intervento precedente mi chiedevo che cosa pensassero gli studiosi di evoluzione culturale e per una curiosa coincidenza l’immagine fa da illustrazione proprio a un articolo del più prestigioso di loro, Luigi Luca Cavalli Sforza: questo “chiasmo” renderebbe ancora più interessante conoscere le sue opinioni in merito.

Poiché lo spirito scientifico non arretra di fronte a nessuna delusione, possiamo riproporre comunque la domanda: se non è testimonianza di un salto evolutivo, come va interpretato l’evento registrato il 10/7/2008 con la pubblicazione nella pagina scientifica de La Repubblica di una rappresentazione ramificata dell’evoluzione umana? Forse un hopeful monster?

Marcello Sala