E’ un fondale di archeobatteri

Nel profondo del mare vivono, anzi sarebbe meglio dire proliferano, 90 miliardi di tonnellate di batteri: queste sono le stime calcolate da un team di ricercatori composto membri del MARUM dell’Università di Brema e della Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology (JAMSTEC). Per dare un’idea del quantitativo, i ricercatori sostengono che la biomassa totale batterica corrisponde a circa un

Nel profondo del mare vivono, anzi sarebbe meglio dire proliferano, 90 miliardi di tonnellate di batteri: queste sono le stime calcolate da un team di ricercatori composto membri del MARUM dell’Università di Brema e della Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology (JAMSTEC). Per dare un’idea del quantitativo, i ricercatori sostengono che la biomassa totale batterica corrisponde a circa un ventesimo del carbonio fissato da tutte le foreste pluviali tropicali del mondo.

La sorpresa viene però dalle quantità relative dei diversi procarioti, eubatteri (Bacteria) e archeobatteri (Archaea), con questi ultimi che costituirebbero circa l’87% della biomassa totale. Anche se è risaputo che questi organismi sono in grado di sopravvivere nelle condizioni più estreme, come le sorgenti termali ad elevatissime temperature oppure in terreni con PH estremamente acidi o concentrazioni saline altissime, si credeva che i sedimenti marini fossero dominati dagli eubatteri.

I ricercatori hanno prelevato campioni dei primi 10 centrimetri di sedimento a diverse profondità nelle acque nell’Oceano Pacifico, dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso e hanno calcolato le quantità relative dei differenti organismi, ottendo questo risultato del tutto inaspettato. Altissima pressione, assenza di ossigeno e limitati quantitativi di nutrienti costituiscono un ambiente assolutamente florido per questi microrganismi, che si sono adattati alle condizioni estreme.

Questo studio rientra nel progetto Integrated Ocean Drilling Program (IODP), volto a raccogliere informazioni sul popolamento dei fondali marini ed oceanici, senza dubbio l’ambiente meno conosciuto dalla scienza.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons