Eurasiatici da poche migliaia di anni

Un’ analisi estesa del DNA antico, la più ampia mai condotta finora, ci rivela che gli Europei e gli abitanti dell’Asia Centrale odierni hanno una composizione genetica molto recente

Ora che lo studio del DNA antico, la paleogenomica, è entrato a pieno titolo nella ricerca della storia evolutiva di H. sapiens, genetisti, archeologi e linguisti possono proporre plausibili risposte a molte domande insolute e, a volte, aprire scenari inattesi. Un nodo fondamentale della storia eurasiatica in cerca di risposte si colloca tra i 5000 e i 3000 anni fa, nell’età del Bronzo. Allora vi fu un importante sconvolgimento culturale tradizionalmente associato ad una nuova percezione della famiglia, della proprietà e della persona, a cui si aggiunge anche il consolidamento delle famiglie linguistiche nordeuropee. Furono davvero tali cambiamenti il risultato di migrazioni massive come ipotizzato finora? Il genetista Morten E. Allentoft,  primo autore di uno studio appena pubblicato su Nature, coordinato da Kristian Kristiansen del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Gothenburg e Eske Willerstev direttore del Centre for GeoGenetics del Museo di Scienze Naturali di Copenhagen, sostiene che i movimenti migratori dell’età del Bronzo sono paragonabili a quanto accadde con la colonizzazione delle Americhe all’inizio dell’età moderna.

Dal III Millennio a.C. il pool genico degli Europei non è infatti stato più lo stesso, nel senso che tali popolazioni hanno dato luogo ad un grado di mescolamento tale da segnare uno spartiacque genetico con gli abitanti di questa stessa area vissuti prima dell’età del Bronzo.

Ricostruire una mappa genetica degli spostamenti demografici di questa antica fase storica è un’impresa avvincente e complessa. Diverse culture portatrici di innovazioni tecnologiche, lingue, organizzazioni sociali e pratiche funerarie si avvicendarono in questa zona in tempi relativamente rapidi. Dalle steppe del Caucaso, la cultura Jamna, nota per l’inumazione a fossa e per l’uso di ocra sui cadaveri, migra verso il Nord e l’Europa centrale, concentrandosi a piccole dosi in Siberia. Da qui, in Nord Europa nasce la cultura della ceramica cordata mentre nella steppa eurasiatica settentrionale la cultura di Sintashta, depositaria dell’innovazione tecnologica della biga, entra in contatto con le comunità centroasiatiche originando la cultura di Andronovo, i cui membri all’analisi paleogenetica risultano essere fortemente legati agli europei. All’inizio dell’Età del Ferro, però, le popolazioni asiatiche dell’est che giungono in Asia Centrale rimpiazzarono completamente il pool genico dei residenti di tale area, disperdendo le traccia di DNA Europeo.

La ricerca basata sulle analisi del DNA di 101 scheletri rinvenuti in ampie zone tombali dell’Europa e dell’Asia centrale cerca di dare riscontro a questi scorci del passato. I dati non solo confermano i movimenti migratori, ma corroborano scenari inattesi che ultimamente vengono avanzati, restituendo un’immagine molto recente della composizione genetica degli Europei, compresi tratti ritenuti distintivi come la pelle chiara o l’altezza. Tra questi, anche l’insorgenza della tolleranza al lattosio: si riteneva che essa si fosse sviluppata in Medio Oriente e nei Balcani con l’introduzione dell’agricoltura nell’età della Pietra, intorno agli 8000 anni fa. Le analisi di questi campionamenti ci dicono, invece, che questo tipo di tolleranza era molto bassa ancora nell’età del Bronzo e che, forse, cominciò ad essere acquisita con l’ingresso in Nord Europa degli allevatori Jamna.

La genetica insieme ai corpi, alle lingue, alle culture ci racconta una storia euroasiatica dell’età del Bronzo che ci riguarda molto più da vicino di quanto pensassimo. Oggi, spostando molto avanti nel tempo alcuni processi selettivi peculiari delle popolazioni europee, come la mutazione responsabile della conservazione in età adulta dell’enzima lattasi o l’acquisizione della pigmentazione chiara, ci riappropriamo delle culture che ci hanno fatto.

Riferimenti:
Morten E. Allentoft, Martin Sikora, Karl-Göran Sjögren, Simon Rasmussen, Morten Rasmussen, Jesper Stenderup, Peter B. Damgaard, Hannes Schroeder, Torbjörn Ahlström, Lasse Vinner, Anna-Sapfo Malaspinas, Ashot Margaryan, Tom Higham, David Chivall, Niels Lynnerup, Lise Harvig, Justyna Baron, Philippe Della Casa, Paweł Dąbrowski, Paul R. Duffy, Alexander V. Ebel, Andrey Epimakhov, Karin Frei, Mirosław Furmanek, Tomasz Gralak, Andrey Gromov, Stanisław Gronkiewicz, Gisela Grupe, Tamás Hajdu, Radosław Jarysz, Valeri Khartanovich, Alexandr Khokhlov, Viktória Kiss, Jan Kolář, Aivar Kriiska, Irena Lasak, Cristina Longhi, George McGlynn, Algimantas Merkevicius, Inga Merkyte, Mait Metspalu, Ruzan Mkrtchyan, Vyacheslav Moiseyev, László Paja, György Pálfi, Dalia Pokutta, Łukasz Pospieszny, T. Douglas Price, Lehti Saag, Mikhail Sablin, Natalia Shishlina, Václav Smrčka, Vasilii I. Soenov, Vajk Szeverényi, Gusztáv Tóth, Synaru V. Trifanova, Liivi Varul, Magdolna Vicze, Levon Yepiskoposyan, Vladislav Zhitenev, Ludovic Orlando, Thomas Sicheritz-Pontén, Søren Brunak, Rasmus Nielsen, Kristian Kristiansen, Eske Willerslev. Population genomics of Bronze Age Eurasia. Nature, 2015; 522 (7555): 167 DOI: 10.1038/nature14507