Evoluzioni diverse. Oppure no

Non sempre la competizione dà origine a strategie diverse. Questa la conclusione di un nuovo studio filogenetico su più di duecento specie di uccelli

Fra chi studia le dinamiche dell’evoluzione è diffusa l’idea che la competizione fra specie che condividono lo stesso habitat promuova la formazione di tratti ecologici e sociali diversi, che a loro volta sarebbero alla base della nascita di specie nuove. Esiste però anche un’altra possibilità, e cioè che specie che vivono a stretto contatto non siano costrette a evolvere in maniere diverse fra di loro.
Un gruppo di ricercatori americani, inglesi e svedesi ha testato entrambe queste ipotesi su una famiglia di uccelli passeriformi, i Furnaridi, caratterizzata da una grande diversità e comprendente più di 200 specie e numerosi generi diffusi nell’America Centrale e Meridionale. Gli studiosi, che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro su Nature, hanno messo a confronto becchi, zampe e canzoni di quasi il 90 per cento delle specie di Furnaridi, usando tecniche genetiche e filogenetiche.
Questo approccio ha consentito loro di giungere a un’osservazione interessante: mentre le differenze fra zampe e becchi di specie che vivono a stretto contatto si sono rivelate molto più intense rispetto a quelle fra specie che vivono distanti, ciò non avviene per le canzoni, che sono invece piuttosto simili. Un risultato ben diverso da quello atteso, poiché si pensava che specie che condividono habitat simili avessero evoluto canzoni diverse per evitare confusione di linguaggi e il rischio di ibridare.
Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le specie che si ritrovano a vivere in uno stesso habitat sono già “vecchie”, cioè è passato molto tempo da quando si sono separate dall’antenato comune. In questo lasso di tempo, esse avrebbero potuto evolversi indipendentemente e questo – e non la competizione – spiegherebbe le differenze che vengono di solito riscontrate. I ricercatori, infatti, hanno individuato queste somiglianze proprio tenendo conto, nella loro analisi, della lunghezza delle linee genealogiche, confrontando solo le specie “coetanee”.
Ovviamente, serviranno ulteriori studi per approfondire queste osservazioni; di certo il quadro che emerge si allontana dall’idea che differenziarsi sia la sola e unica via per generare “novità” evolutive. 
La conclusione è che la competizione può anche portare all’uso di strategie adattative simili. Per esempio, due specie potrebbero entrambe risultare avvantaggiate dall’avere canzoni simili quando si tratta di difendere il territorio segnalando l’arrivo di un predatore.
Michele Bellone

Riferimenti: 

Joseph A. Tobias, Charlie K. Cornwallis, Elizabeth P. Derryberry, Santiago Claramunt, Robb T. Brumfield, Nathalie Seddon. Species coexistence and the dynamics of phenotypic evolution in adaptive radiation. Nature, 2013; DOI: 10.1038/nature12874