Gli italiani alle urne, ma senza ricerca scientifica

Nell’Italia che si prepara ad ore di attesa per l’esito delle elezioni di oggi e domani, dalle pagine della rivista Nature, si alza un piccola voce, un altro appello in favore della ricerca scientifica, dopo quello idetto dall’Osservatorio sulla Ricerca. E’ la voce congiunta di Ivano Bertini, Silvio Garattini, Rino Rappuoli, rispettivamente dell’Università di Firenze, dell’Istituto Mario Negri di Milano

Nell’Italia che si prepara ad ore di attesa per l’esito delle elezioni di oggi e domani, dalle pagine della rivista Nature, si alza un piccola voce, un altro appello in favore della ricerca scientifica, dopo quello idetto dall’Osservatorio sulla Ricerca. E’ la voce congiunta di Ivano Bertini, Silvio Garattini, Rino Rappuoli, rispettivamente dell’Università di Firenze, dell’Istituto Mario Negri di Milano e di Novartis, che illustra in poche ma chiare parole la drammatica situazione della ricerca scientifica nel nostro paese.

La poca attenzione verso questo argomento nella campagna elettorale riflette il poco interesse nazionale verso questi temi. Rispetto agli altri paesi europei, infatti, l’Italia investe pochissimo nella ricerca, meno dell’1,5% del PIL, rispetto al 3,86% della Svezia, al 2,51% della Germania e il 2,13 della Francia, rendendo quindi il sistema universitario italiano poco competitivo. Si pensi che i finanziamenti sono appena sufficienti a pagare i salari dei dipendenti universitari e non sono in grado di sostenere ricerche pluriennali. Un altro dato molto sconfortante è il numero di ricercatori presenti in Italia: solo 2,7 su 1.000, contro i 6 degli Stati Uniti.

Solo grazie ad un incremento della ricerca scientifica nel prossimo futuro, conludono gli autori, l’Italia potrà tornare competitiva anche a livello economico e sarebbe auspicabile che le autorità comincino a ritenere tale questione come una priorità.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons