Governare l’harem con la forza…mostrandosi sexy. Il caso del gorilla occidentale

Un recente studio sul gorilla occidentale ha messo in luce il carattere riproduttivo di una varietà di comportamenti agonistici dei maschi verso le femmine

Fenomeno tristemente presente nelle società umane, la coercizione sessuale, ovvero l’uso della forza o di minacce da parte del maschio nei confronti della femmina per fini sessuali, è documentato in diverse specie di primati. Biologicamente parlando, questo comportamento permette al maschio di aumentare le chances che una femmina in periodo fertile si accoppi con lui anziché con altri maschi, ma comporta gravi costi per la femmina: psicologici, fisici, fisiologici, energetici e in casi estremi l’infanticidio.

Il gorilla occidentale (Gorilla gorilla gorilla) vive in gruppi costituiti da un maschio adulto (detto ‘silverback’ per il colore argentato della schiena), diverse femmine adulte e la loro prole. In questa specie il comportamento agonistico del maschio verso le femmine si manifesta in diversi contesti e può comprendere aggressione fisica, vocalizzazioni, display (quali il chest-beating) e avvicinamenti che causano l’indietreggiamento della femmina. Inoltre, nonostante le femmine non si spostino da sole, nel caso di incontri con altri silverback, esse possono essere tentate a trasferirsi in una nuova unità sociale. È  allora che il maschio può posizionarsi tra le femmine e l’unità sociale potenzialmente concorrente, facendo da barriera con la propria possente fisicità (comportamento detto herding).

In un recente studio pubblicato su Primates, Thomas Breuer (Wildlife Conservation Society), Andrew Robbins e Martha Robbins (Max Planck Institute di Lipsia) si sono chiesti se i comportamenti agonistici maschili verso le femmine costituissero una strategia riproduttiva. Per rispondere al quesito, i tre ricercatori hanno studiato per tre anni una popolazione di 150 gorilla appartenenti a 17 gruppi nel Nouabalè-Ndoki National Park, nella Repubblica del Congo.

I risultati hanno rivelato che i comportamenti agonistici erano prevalentemente diretti verso femmine potenzialmente ‘migranti’ rispetto a femmine con prole dipendente, supportando l’ipotesi di una funzione coercitiva. Inoltre, sono stati osservati tassi di agonismo più alti durante gli incontri tra diverse unità sociali che in altri contesti (soltanto un terzo dei casi era legato alla competizione per il cibo), e gli episodi di herding più frequenti sono stati registrati quando il gruppo conteneva una potenziale migrante. Questi dati sembrano suggerire che il comportamento agonistico possa servire da strategia di mate guarding, ovvero di mantenimento del partner.  

Ma un altro aspetto appare altrettanto rilevante. Nei gorilla, molti comportamenti diretti ai rivali sono manifestati anche ai partner. I display di minaccia che ai rivali indicano abilità nel combattimento, salute e vigore possono contemporaneamente rivelarsi segnali utili nella scelta del partner da parte di femmine del proprio gruppo o di un’altra unità sociale durante gli incontri. Questi comportamenti potrebbero quindi assolvere una duplice funzione per il maschio: attrarre femmine e allo stesso tempo proteggere le partner dissuadendole dalla tentazione del ‘tradimento’.

In conclusione, gli autori suggeriscono che il corteggiamento e la coercizione siano probabilmente dovuti alla combinazione di due elementi decisivi per la fitness: il rischio di perdere una partner e l’opportunità di segnalare la propria qualità di protettore. Studi successivi potranno far luce sui costi in termini di fitness femminile di queste complesse strategie riproduttive.

Riferimenti:
Thomas Breuer, Andrew M. Robbins & Martha M. Robbins 2015. Sexual coercion and courtship by male western gorillas. Primates, 2015 Oct 19

Immagine: By Ltshears (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0) or GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html)], via Wikimedia Commons