I migratori pigri vivono più a lungo

I rischi connessi alle migrazioni (in particolare legati agli impatti con gli elettrodotti) hanno portato alla selezione di migratori “pigri” per cui nelle popolazioni della grande otarda sono sempre più numerosi gli individui sedentari rispetto ai migratori

 

La migrazione è quel fenomeno biologico per cui una specie si muove da un’area geografica a un’altra, a volte addirittura da un continente all’altro, alla ricerca di migliori condizioni ambientali, climatiche o trofiche (qui il caso della migrazione più lunga del mondo). Il comportamento migratorio di ogni specie è caratterizzato da specifiche caratteristiche di pendolarità e la periodicità, nel senso che si svolge con uno spostamento di andata e di ritorno che ripropone in precisi periodi dell’anno.

Nel corso dell’ultimo decennio numerose pubblicazioni scientifiche hanno descritto variazioni nel comportamento migratorio di molte specie di uccelli come una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. Le variazioni osservate hanno riguardato sia il momento della migrazione che la distanza percorsa.

Il gruppo di ricerca coordinato da Javier A. Alonso dell’Universidad Complutense di Madrid (Spagna) ha invece deciso in un articolo pubblicato nella rivista Conservation Biology di indagare un’altra possibile causa di alterazioni dei tassi migratori: le attività umane. In particolare, i ricercatori spagnoli hanno studiato la grande otarda (Otis tarda) le cui migrazioni hanno spesso conseguenze drammatiche a seguito della morte di numerosi esemplari per impatto con le linee dell’alta tensione. Questo uccello migratore è un interessante modello di studio perché le sue popolazioni comprendono sia individui con una forte propensione alla migrazione, che esemplari pressoché stanziali.

Avvalendosi di radiocollari e seguendo le popolazioni di otarda per 16 anni, i ricercatori hanno osservato che circa il 60% degli individui appartenevano nel 2012 alla categoria “migratori” e che tale gruppo aveva un tasso di mortalità circa 3 volte più elevata rispetto al gruppo dei sedentari (in realtà anch’essi parzialmente migratori ma per distanza inferiori ai 4 km contro gli oltre 90 percorsi dai migratori).

A seguito della morte degli esemplari migratori (generalmente per impatto contro linee elettriche), la percentuale di stanziali/migratori pigri è passata dal 17% osservata nel 1997 al 45% del 2012. Siccome l’ambiente in cui questi animali vivono non è cambiato in modo sensibile nel periodo di studio né le variazioni climatiche sono state così significative, i ricercatori spagnoli hanno suggerito che questo sia un ottimo esempio di come le attività umane abbiamo agito come fattore di selezione per il comportamento migratorio delle popolazioni di otarda.

L’impatto delle linee elettriche sull’avifauna è un fenomeno ormai noto ed ampiamente trattato nella letteratura specifica, tanto che diverse nazioni (tra cui anche l’Italia) hanno adottato linee guida per la mitigazione dell’impatto delle linee elettriche sull’avifauna. Quanto emerge però da questo progetto di ricerca è che le attività umane hanno effetti diretti rilevanti sul comportamento migratorio per cui servono interventi mirati e celeri per evitare effetti irreversibili sulle popolazioni.

Immagine: By Francesco Veronesi from Italy (Great Bustard – Hortobagy – Hungary_CS4E3968) [CC BY-SA 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons