I veri colori dei dinosauri

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Un gruppo di ricerca internazionale ha ricostruito con grande precisione il pattern di colori di uno Psittacosaurus, scoprendo sorprendentemente una tecnica di mimetizzazione utilizzata anche dai moderni animali

L’analisi di un fossile incredibilmente ben conservato di Psittacosaurus ha rivelato una colorazione più chiara sul ventre e più scura sul dorso, un pattern utile per confondere i predatori. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.

Il reperto è stato rinvenuto nel Jehol Biota, una serie di siti di conservazione straordinari per i fossili (Lagerstätte), in Cina da un team internazionale coordinato da Jakob Vinther dell’Università di Bristol. La pelle ed i pigmenti erano rimasti intatti e ben preservati per più di 100 milioni di anni, fornendo importanti informazioni sulla reale colorazioni dei dinosauri.

Psittacosaurus era un dinosauro bipede con un caratteristico becco simile a quello dei pappagalli che visse durante il Cretaceo. Questo lontano parente del Triceratopo era in possesso di un cervello relativamente grande, cosa che potrebbe suggerire anche dei comportamenti complessi. Gli occhi piuttosto grandi fanno inoltre pensare che avesse una buona vista. Dall’analisi del fossile, questa specie presentava una colorazione scura sul dorso e più chiara sul ventre, un pattern cromatico molto diffuso anche nella fauna odierna, chiamato counter-shading.

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Questo tipo di colorazione ha un effetto mimetico, in quanto permette di “fondersi” con il paesaggio divenendo otticamente meno tridimensionali (in altre parole sembrare più piatti). In questo modo, vengono ingannati quei predatori che usano le ombre presenti su di un oggetto per determinarne la forma, una cosa che, seppur inconsciamente, facciamo anche noi umani.

Presente in numerosi pesci, rettili, uccelli, mammiferi e insetti, questa strategia risulta così efficace che è stata a lungo utilizzata dalle forze armate per lo sviluppo di tecnologie basate sul mimetismo artificiale. I ricercatori hanno poi ricreato un modello 3D dello Psittacosaurus con l’aiuto del paleo-artist Robert Nicholls, per meglio comprendere le proprietà mimetiche della sua colorazione. Questo lavoro si è tradotto in quello che probabilmente è il più realistico e scientificamente accurato modello a grandezza naturale di un dinosauro, addirittura con il suo pattern di colori originale. La distribuzione delle ombre su di un secondo modello 3D completamente grigio e posto in un ambiente con luce diffusa (ad esempio sotto le fronde degli alberi), per di più, combaciava con quella dei pigmenti osservata nel fossile e nel modellino a colori. Questo ha permesso di concludere che, probabilmente, lo Psittacosaurus abitava ambienti riparati come le foreste.

Non è la prima volta che informazioni sulla colorazione dei dinosauri vengono ottenute dallo studio dei fossili. In precedenza, gli scienziati hanno scoperto diversi fossili che nelle piume o sulla pelle preservavano, come in questo caso, melanosomi intatti, piccoli organelli che accumulano il pigmento melanina in alcuni tipi di cellule.

Questo studio dimostra come fossili straordinari possano fornirci non solo indicazioni sulla colorazione di animali ormai estinti, ma anche informazioni sul loro habitat.

Riferimento:
Jakob Vinther, Robert Nicholls, Stephan Lautenschlager, Michael Pittman, Thomas G. Kaye, Emily Rayfield, Gerald Mayr, Innes C. Cuthill. 3D Camouflage in an Ornithischian DinosaurCurrent Biology, 2016; doi:10.1016/j.cub.2016.06.065

Immagine: Jakob Vinther / Robert Nicholls