Il compleanno di Darwin in Medio Oriente

Un articolo sul The Guardian di Ehsan Masood (Senior Editor di Nature), ci ricorda come la teoria dell’evoluzione fosse stata intuita anche nei paesi del Medio Oriente, in occasione della serie di documentari della BBC “Science & Islam: a History” di cui è autore. Muhammad al-Nakhshabi, studioso dell’Asia centrale del decimo secolo scrisse di ciò che oggi chiameremo Storia della

Un articolo sul The Guardian di Ehsan Masood (Senior Editor di Nature), ci ricorda come la teoria dell’evoluzione fosse stata intuita anche nei paesi del Medio Oriente, in occasione della serie di documentari della BBC “Science & Islam: a History” di cui è autore.

Muhammad al-Nakhshabi, studioso dell’Asia centrale del decimo secolo scrisse di ciò che oggi chiameremo Storia della Terra, in connubio con la Grande Catena dell’Essere: “Mentre l’uomo è sorto da creature senzienti [animali], questi sono sorti da esseri vegetali [piante], e queste a loro volta da sostanze combinate; queste da qualità elementari, e queste a loro volta dai corpi celesti”.

Più moderno ancora è Al-Jahiz, scrittore dell’Africa orientale del nono secolo. In un libro sulle caratteristiche degli animali descrive in breve il concetto di lotta per l’esistenza: “gli animali ingaggiano una lotta per l’esistenza e le risorse, per evitare di essere mangiati e riprodursi” e pure la riproduzione differenziale: “I fattori ambientali influenzano gli organismi a sviluppare nuove caratteristiche per assicurare la sopravvivenza, trasformandoli così in nuove specie. Gli animali che sopravvivono per riprodursi possono passare le loro caratteristiche di successo alla progenie”.

Masood poi pone, finalmente, la retorica domanda: “Perché è importante enfatizzare le connessioni tra Darwin, e il pensiero sull’evoluzione in altre culture?”. A parte una pura curiosità storica, l’interesse sarebbe quello di far percepire a molti paesi in via di sviluppo che l’evoluzione non è una “filosofia legata ad un certo periodo storico”. Creare un collegamento con la cultura locale significa quindi bypassare le barriere ideologiche cristallizzatesi nel tempo.

È infatti comune credenza, perfino tra alcuni intellettuali in vena di relativismo estremo, che non esistano concetti che corrispondano alla realtà e quindi che non esistano concetti scientifici i cui risultati sperimentali siano ripetibili, bensì solo concetti di “destra” o di “sinistra”, scienze “occidentali” e scienze “orientali” o peggio. L’evoluzione è ovviamente uno di questi concetti, trattati come anfoteri, che alternatamente viene posto a “destra” (l’evoluzione è scienza imperialista che ha giustificato il colonialismo) o “sinistra” (l’evoluzione è scienza marxista che giustifica l’ateismo).

Un’altra ragione è quella del rapporto tra creazionismo ed espansione del Medio Oriente musulmano (di cui Pikaia aveva già trattato qui). Masood riferisce che, a parte il creazionismo, vi è una incoraggiante aumento di interesse e quindi di investimenti nella scienza dopo anni di separatismo. Molte nazioni stanno investendo in nuove università, accogliendo studenti da tutto il mondo, in master e dottorati.

Siccome il decimo secolo dei filosofi della natura musulmani è lontano nel tempo, la speranza è che queste università non siano fucine ideologiche del creazionismo. Il dubbio che è lecito esprimere, infatti, è se basterà rievocare la memoria storica per esorcizzare il demone del creazionismo, affinché la nascente impresa scientifica non venga finalizzata ad un mero utilitarismo tecnologico (ovvero scindere gli aspetti teorici ritenuti “pericolosi”, da quelli applicativi) operando una strumentalizzazione culturale, concetti cui il creazionismo, con la sua logica di dominio, è devoto.

Giorgio Tarditi Spagnoli