Il costo dell’infedeltà

In una specie prevalentemente monogama, come il passero domestico, gli individui nati da occasionali tradimenti mostrano una bassa fitness nel corso di tutta la loro vita, costringendo a mettere in discussione le attuali teorie sulle ragioni evolutive di questo comportamento

La fedeltà sessuale è una caratteristica rara in natura. Anche fra gli uccelli, che sono noti per formare legami riproduttivi stabili, sono spesso osservati casi in cui gli individui si accoppiano con partner diversi da quello a cui sono socialmente considerati legati. Qual è il vantaggio evolutivo di questo comportamento, visto che mette a rischio la collaborazione tra i membri della coppia nell’allevare la prole? Nel corso del tempo sono state elaborate diverse teorie.
La teoria dei migliori geni, o del vantaggio della femmina, prevede che le femmine si accoppino occasionalmente con maschi diversi dal loro compagno ufficiale, quando questi sono dotati di un pool genetico migliore rispetto a quello del partner (dimostrato da alcuni caratteri fenotipici). In questo scenario il rischio di perdere la collaborazione del maschio nell’allevamento della prole è compensata dalla migliore fitness dei figli nati dai rapporti occasionali ed è quindi vantaggiosa evolutivamente.
Nella teoria del conflitto dei sessi, o del vantaggio del maschio, invece, il vantaggio evolutivo è tutto a favore dei maschi che praticano l’infedeltà. I maschi infedeli possono infatti produrre discendenti supplementari, rispetto a quelli nati dalla loro compagna ufficiale, a costo praticamente nullo, dato che l’allevamento di questi figli sarà interamente a carico della compagna occasionale e del suo partner. In questa prospettiva l’infedeltà non ha alcun vantaggio, e anzi espone a un netto svantaggio, le femmine impegnate in accoppiamenti fuori dalla coppia; ma fintanto che l’aumento di fitness ottenuta dai maschi supera la perdita subita dalle femmine il comportamento sarà destinato a permanere nella popolazione. 
Un interessante problema aperto della teoria del conflitto dei sessi è il motivo per cui le femmine continuano ad accettare di partecipare a al tradimento, pur non avendone alcun diretto vantaggio. Anche in questo caso sono state proposte diverse ipotesi teoriche: come per esempio che i circuiti cerebrali implicati nell’infedeltà siano determinati geneticamente e uguali in maschi e femmine; oppure che i maschi esercitino una qualche forma di pressione sulle femmine per ottenere la loro collaborazione all’atto di tradimento. Bisogna notare però che la seconda ipotesi non si limita ad atteggiamenti equiparabili alla violenza sessuale, osservati solo raramente e in poche specie in natura, ma può implicare comportamenti sociali che producono per le femmine “troppo fedeli” uno svantaggio superiore ai rischi prodotti dal tradimento (per esempio l’impossibilità per una femmina di trovare un nuovo compagno se quello ufficiale muore, a meno che non avesse già intrecciato relazioni con altri maschi quando il compagno era ancora in vita).
Le ipotesi teoriche che spiegano il possibile vantaggio evolutivo del tradimento quindi non mancano. Molto più difficile è cercare di verificarle in modo sperimentale, se si considera che queste verifiche richiedono l’osservazione periodica di un gran numero di individui per un periodo di tempo molto prolungato: dalla nascita alla morte, o quanto meno fino alla fine dell’attività riproduttiva degli individui, per determinarne la fitness complessiva.
Yu-Hsun Hsu e colleghi delle università di Otago (Nuova Zelanda) e Sheffield (Regno Unito), e del Max Planck Institute for Ornithology (Germania) hanno osservato per 12 anni il comportamento riproduttivo e la fitness individuale di una popolazione isolata di comuni passeri domestici (Passer domesticus) situata sull’isola di Lundy, fra Cornovaglia e Galles; pubblicando i risultati della loro ricerca sulla rivista Evolution
Gli autori hanno usato come variabile indipendente le circostanze del concepimento dei vari individui, esaminato 3285 giovani uccelli nati da 965 covate, e suddividendoli in nati da un rapporto strettamente monogamo (WPOm: within-pair offspring), veri figli del compagno ufficiale di una madre a volte infedele (WPOp: madre poliandrica) e figli di un maschio differente dal compagno ufficiale della madre (EPO: extra-pair offspring). Durante il periodo di osservazione solo 4 individui hanno abbandonato l’isola e sono stati osservati solo 3 individui immigrati, confermando che la popolazione dell’isola è assimilabile ad una geneticamente chiusa.
I risultati della ricerca dimostrano una fitness decrescente andando WPOm, ai WPOp, arrivando a un minimo per gli EPO. Infatti, una volta arrivati all’età adulta, gli EPO vengono scelti  meno frequentemente come compagni riproduttivi e generano in media un numero minore di figli rispetto agli altri individui. Gli EPO maschi sono considerati ancora meno desiderabili riproduttivamente delle EPO femmine e generano in media nel corso della loro vita solo 2 figli, conto i 4 delle seconde.
Questi risultati escludono, quindi, almeno per la specie e il luogo esaminati, la teoria dei migliori geni. I ricercatori hanno provato a immaginare una possibile ragione evolutiva per scarsa fitness degli EPO pensando che possa essere paradossalmente attribuita all’elevata appetibilità genetica o sociale dei loro padri: nel primo caso essi sarebbero costretti a produrre più sperma per soddisfare tutte le possibili partner, a scapito della qualità; inoltre, potrebbero raggiungere la loro posizione di dominio in età avanzata, dopo aver accumulando mutazioni sfavorevoli nelle loro cellule riproduttive. Future ricerche dovranno confermare o escludere questa ipotesi.
Indipendentemente dal meccanismo scatenante, la scarsa fitness degli EPO compromette in parte anche a teoria del conflitto fra sessi: La teoria prevede che le difficoltà sopportate dagli EPO per arrivare all’età riproduttiva siano compensate in età adulta da una capacità di riprodursi uguale o maggiore dei nati entro la coppia. Gli EPO con una fitness costantemente più bassa rispetto ai WPO, anche in età adulta, rappresentano un vantaggio molto più risicato di quanto si credesse per i loro padri, nonché uno svantaggio ancora più grande del previsto per le loro madri. Le teorie sull’origine evolutiva dell’infedeltà non sono mancate, ma, se confermati, i dati ci dicono che per i passeri di Lundy ne serve un’altra tutta nuova.
Daniele Paulis
Riferimenti: 
Hsu YH, Schroeder J, Winney I, Burke T, Nakagawa S. Costly infidelity: low lifetime fitness of extra-pair offspring in a passerine bird. Evolution. 2014 Oct;68(10):2873-84. doi: 10.1111/evo.12475
Immagine da Wikimedia Commons