Il lupo di Grotta Romanelli

A quasi un secolo dalla sua scoperta Grotta Romanelli, in Salento, getta nuova luce sulla storia evolutiva del lupo in Italia

Lungo il suggestivo tratto costiero compreso tra Santa Cesarea Terme e Castro, all’estremità sudorientale della Penisola Salentina, si apre Grotta Romanelli. Benché apparentemente simile alle numerose altre cavità presenti nell’area, questa grotta riveste un significato speciale per la paleontologia e l’archeologia preistorica, poiché la sua scoperta, all’inizio del XX secolo, confermò definitivamente la presenza del Paleolitico superiore in Italia. 
Nel 1914, Gian Alberto Blanc diede avvio alla prima campagna di scavi a Grotta Romanelli. In quell’occasione vennero applicate tecniche di indagine all’epoca pionieristiche, come le datazioni radiometriche e lo studio sedimentologico di dettaglio dei depositi. All’interno di uno dei livelli basali della successione, il cosiddetto Livello G, datato tra 40.000 e 70.000 anni circa, Blanc individuò una ricca associazione faunistica. Tra i numerosi reperti fossili recuperati, vi erano anche i resti ben conservati di un piccolo canide inizialmente classificato, dallo stesso Blanc, come sciacallo. In seguito altri autori modificarono questa determinazione, classificando il canide di Grotta Romanelli come Canis lupus (il lupo attuale), Canis mosbachensis (una forma del Pleistocene medio, ritenuta l’antenato del lupo), o Canis sp. (ossia una forma non meglio determinata appartenente al genere Canis). Questa varietà di opinioni è stata originata dalla mancanza, per quasi un secolo, di un dettagliato studio paleontologico del materiale fossile. Recentemente, grazie alla collaborazione tra il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini e un gruppo di ricerca delle Università di Roma (Sapienza) e Perugia, il canide di Grotta Romanelli è stato finalmente sottoposto a uno studio approfondito, pubblicato sulla rivista Quaternary International.
Anche in questa occasione sono state applicate innovative tecniche di indagine, come  l’elaborazione virtuale di modelli 3D ottenuti da scansioni tomografiche che hanno consentito l’attribuzione dei fossili alla specie Canis lupus. Inoltre, il confronto del materiale di Grotta Romanelli con quello rinvenuto in altri siti pugliesi di età comparabile, ha permesso di verificare una grande uniformità, sia morfologica che dimensionale, tra i lupi fossili di quell’area. Per spiegare questo fenomeno, gli autori dello studio suggeriscono che una concatenazione di fattori ecologici, fisiologici e geografici abbia innescato un trend di riduzione di taglia nei lupi pugliesi tra la fine del Pleistocene medio e il Pleistocene superiore. Viene così smentita l’ipotesi, a lungo sostenuta da alcuni autori, della sopravvivenza fino a tempi recenti di Canis mosbachensis in Italia meridionale.
Grazie a un’analisi statistica basata su un ricco campione di dati, comprendente sia forme fossili che attuali, lo studio dimostra che alcune delle caratteristiche anatomiche utilizzate in passato per distinguere Canis mosbachensis da Canis lupus non hanno in realtà alcun valore diagnostico, poiché “assorbite” in gran parte dalla variabilità intraspecifica del lupo moderno. Infatti, la specie Canis lupus, diffusa in tutto l’Emisfero Boreale, comprende oggi un ampio numero di sottospecie in alcuni casi molto diverse tra loro dal punto di vista fenotipico. Basti confrontare, ad esempio, il grosso e robusto lupo nordamericano Canis lupus lycaon con il piccolo e snello lupo dell’Asia centro-occidentale Canis lupus pallipes. Queste due sottospecie, per quanto riguarda il cranio,  presentano alcune differenze anatomiche tali da rendere complessa l’attribuzione alla stessa specie. Per animali a così ampia diffusione geografica una simile variabilità intraspecifica non deve sorprendere. 
Grazie alle ottime condizioni di conservazione dei fossili provenienti da Grotta Romanelli e all’approccio fortemente interdisciplinare adottato è stato finalmente possibile aggiungere un importante tassello al complesso mosaico della storia evolutiva del lupo.