Il lupo preda l’alce: chi ne trae vantaggio?

Spesso quando osserviamo un certo fenomeno in natura non siamo in grado di valutare completamente le conseguenze che ha sull’ambiente circostante e sulle altre specie che ci vivono. Ad esempio, quando assistiamo ad un caso di predazione pensiamo solo al rapporto costi/benefici che questo fenomeno ha sulle popolazioni della preda e del predatore. Difficilmente immaginiamo che eventi come questi possano

Spesso quando osserviamo un certo fenomeno in natura non siamo in grado di valutare completamente le conseguenze che ha sull’ambiente circostante e sulle altre specie che ci vivono. Ad esempio, quando assistiamo ad un caso di predazione pensiamo solo al rapporto costi/benefici che questo fenomeno ha sulle popolazioni della preda e del predatore. Difficilmente immaginiamo che eventi come questi possano avere conseguenze ad altri livelli della rete trofica in cui questa relazione si inserisce. Eppure spesso è esattamente quello che accade.

Un team guidato da Joseph Bump della Michigan Technological University ha analizzato le conseguenze della relazione preda-predatore tra alce e lupo nell’”Isle Royal National Park”; l’articolo, pubblicato sul numero di novembre della rivista Ecology, evidenzia come la presenza di carcasse di alce sul territorio arricchisce il suolo grazie alla decomposizione cui i corpi vanno incontro, creando dei veri e propri hotspots di fertilità all’interno della foresta. In questi punti, grazie ad una rapida crescita microbica e funginea, si ha un accumulo di nutrienti che può essere sfruttato dalle piante dell’area. I ricercatori hanno misurato le concentrazioni di fosforo, azoto e potassio in numerosi siti dove erano presenti carcasse di alce.

Inoltre è stata analizzata la densità di batteri e funghi presenti, nonché il tessuto fogliare della specie arbustiva Eurybia macrophylla che cresce in queste zone. I dati ottenuti sono stati confrontati con quelli relativi a siti di controllo, cioè aree del tutto simili ma prive della presenza di carcasse di alce. Gli scienziati hanno evidenziato un incremento tra il 100% e il 600%  delle concentrazioni di fosforo, azoto e potassio nel suolo rispetto a siti di controllo; un aumento della concentrazione di acidi grassi di origine batterica e funginea pari mediamente al 38%; livelli di azoto nel tessuto fogliare in concentrazioni tra il 25%  e il 47% superiori rispetto a quanto pervenuto nei siti di controllo. Inoltre, poiché gli erbivori sono attratti maggiormente dalle piante ricche di azoto, scegliendo per il foraggiamento le zone in cui il suolo è già arricchito a causa della decomposizione delle carcasse di alce, ne incrementano i livelli di nutrienti con le loro urine e feci.

Sembra evidente come due processi ecologici apparentemente indipendenti tra loro quali la predazione e il ciclo di nutrienti nel suolo siano in realtà strettamente interconnessi. Questo è solo uno dei tanti esempi della complessità delle reti ecologiche: per poter effettuare una valida conservazione dell’ambiente che ci circonda è fondamentale tener conto di questo aspetto.

Federico Ossi

Riferimenti
Joseph K. Bump, Rolf O. Peterson, John A. Vucetich (2009). Wolves modulate soil nutrient heterogeneity and foliar nitrogen by configuring the distribution of ungulate carcasses. Ecology: Vol. 90, No. 11, pp. 3159-3167 doi: 10.1890/09-0292.1