Il misterioso “cookie-cutter cat”

La ricostruzione della storia naturale di un felino dell’”Era Glaciale” dall’aspetto alquanto curioso

Il “cookie-cutter cat” comparve nel periodo geologico del Pleistocene Inferiore intorno ai 2 milioni di anni fa e visse esclusivamente in Nord America, come dimostrato dalla notevole frammentarietà delle testimonianze fossili rinvenute nei siti paleontologici di Inglis e Leisey Shell Pit, situati in Florida. Si trattava di una strana specie di felino dalle “zanne affilate a pugnale” caratterizzata da un ricco mosaico di tratti osteologici, alcuni dei quali erano condivisi con altri membri della sottofamiglia Machairodontinae, mentre altri risultavano estremamente singolari. A causa di ciò i dubbi relativi all’esatta posizione del feroce felide preistorico all’interno dell’albero della vita furono moltissimi, tanto che il Dr. Larry D. Martin (1943-2013), paleontologo dei vertebrati dell’Università del Kansas, decise di attribuire alla specie il nome scientifico di Xenosmilus hodsonae, che significa appunto “sciabola sconosciuta”.

Solo successivamente, il minuzioso studio di due scheletri quasi completi rinvenuti nella località di Haile 21A nell’Alachua County in Florida, riuscì a far luce sull’oscuro e controverso dibattito tassonomico della specie, rivelando che questo peculiare predatore era un sister taxon del genere Homotherium, grosso ‘leone dai denti a sciabola’ vissuto in Europa nel Pleistocene (Pikaia ne ha parlato qui),.

Dal punto di vista morfologico X. hodsonae possedeva i canini superiori robusti e con profonde crenulazioni come Homotherium, mentre a renderlo più simile a Smilodon erano i denti incisivi molto larghi e il femore, i metacarpi e i metatarsi possenti.  Inoltre, alcuni tratti riguardanti le ossa frontali più ristrette, le fosse temporali più allargate, i denti incisivi di dimensioni diverse, l’ulna e la tibia più corte e massicce e il radio più sottile lo facevano assomigliare così tanto al panda attuale (Ailuropoda melanoleuca) che gli fu assegnato il buffo soprannome “gatto-panda”. Come osservato dal Dr. Martin, anche altre caratteristiche morfologiche giustificavano questo nominativo, come ad esempio l’arto anteriore dotato di un vero e proprio pollice dalla forma particolarmente allungata e la struttura della tibia e dell’anca simile a quella degli orsi attuali. In particolare, queste ultime caratteristiche hanno suggerito che X. hodsonae fosse plantigrado e, quindi, camminasse appoggiando l’intera pianta del piede a terra.

Ulteriori elementi diagnostici della specie riguardavano in primis la forza del morso maggiore rispetto agli altri smilodonti e con intensità paragonabile a quella del leone attuale (Panthera leo). Essa era correlata al maggiore sviluppo della cresta sagittale nella parte sommitale del cranio, alla più ampia area di aggancio per i muscoli temporali e infine all’assenza dello spazio, definito diastema, tra il terzo incisivo e i canini superiori. Il “gatto-panda” risultava, pertanto, l’unico “machairodonte” in grado di concentrare la potenza dell’occlusione mandibolare sui robusti denti incisivi e canini piuttosto che su quelli ferini.

Tali caratteri validarono l’ipotesi che questo carnivoro adottasse una modalità di predazione differente rispetto a quella dei suoi parenti più stretti, in quanto molto probabilmente non trapassava il collo delle prede con le potenti zanne acuminate, bensì strappava dal loro addome una grande quantità di carne di sezione semicircolare. Fu così che X. hodsonae si guadagnò un altro stravagante epiteto, ovvero quello di “cookie-cutter cat”, letteralmente “gatto dal morso a biscotto”.

Date le ingenti dimensioni corporee (la lunghezza si aggirava intorno agli 1,8 metri e la massa era compresa tra i 230 e i 350 chilogrammi) è probabile che tra le prede più gettonate ci fossero, oltre ai suidi selvatici del genere Platygonus, anche alcuni mammiferi della grandiosa fauna dell’“Epoca Glaciale”, come ad esempio il gigante corazzato Glyptodon.

Le cause della sua estinzione, avvenuta circa 240.000 anni fa, sono tutt’ora piuttosto incerte. Si ipotizza comunque che i cambiamenti climatici abbiano giocato un ruolo chiave nel drastico crollo di questo unico e inimitabile felino dai canini a scimitarra.

 

 

 

Bibliografia:
– Andersson K., Norman D., Werdelin L., 2011. Sabretoothed Carnivores and the Killing of Large Prey. Plos One 6 (10): e24971.
– Christiansen P., 2013. Phylogeny of the sabertoothed felids (Carnivora: Felidae: Machairodontinae). Cladistics 29 (2013) 543-559.
– Livingstone B., 2012. Book Review. Zoological Journal of the Linnean Society 165: 470.
– Martin L. D., Babiarz J.P., Naples V.L., Hearst J., 2000. Three Ways To Be a Saber-Toothed Cat. Naturwissenschaften 87: 41-44.
– Naples V. L., Martin L. D, Babiarz J. P, 2011. The Other Saber-tooths: Scimitar-tooth Cats of the Western Hemisphere. The Johns Hopkins University Press. Baltimore, Maryland.
– Spearing K. D., 2007. Phylogeny of Xenosmilus hodsonae. Geological Society of America Abstracts with Programs 39 (3): 6.
– Therrien F., 2005. Feeding behavior and bite force of sabertoothed predators. Zoological Journal of the Linnean Society 145: 393-426.
– Widga C., Fulton T. L., Martin L. D., Shapiro B., 2012. Homotherium serum and Cervalces from the Great Lakes Region, USA: geochronology, morphology and ancient DNA. Boreas 41: 546-556.

Immagine: Di Kim Alaniz (Paleo Hall at HMNS  Uploaded by FunkMonk) [CC BY 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], attraverso Wikimedia Commons