La controversia creazionista

Per chi si occupa di biologia evoluzionistica l’America è una nazione molto “curiosa”, perchè pur essendo una delle nazioni che sta maggiormente contribuendo alla comprensione dei meccanismi alla base dell’evoluzione, è anche uno degli stati occidentali in cui storicamente l’evoluzione ha avuto grandi nemici e scarso consenso tra il pubblico. Nel 2006 ad esempio solamente il 40% dei cittadini americani

Per chi si occupa di biologia evoluzionistica l’America è una nazione molto “curiosa”, perchè pur essendo una delle nazioni che sta maggiormente contribuendo alla comprensione dei meccanismi alla base dell’evoluzione, è anche uno degli stati occidentali in cui storicamente l’evoluzione ha avuto grandi nemici e scarso consenso tra il pubblico. Nel 2006 ad esempio solamente il 40% dei cittadini americani riteneva la teoria dell’evoluzione vera, mentre almeno la metà riteneva credibile ed accettabile una interpretazione letterale dei testi sacri ed in particolare della bibbia (si veda l’articolo Public acceptance of evolution pubblicato su Science nell’agosto di due anni or sono).

Recentemente, come anche segnalato da Pikaia, è stato pubblicato (per ora solamente in lingua inglese) l’ultimo libro di Kenneth Miller (Brown University, USA) intitolato Only a theory: Evolution and the battle for Amrica’s soul in cui l’autore esamina il processo di Dover come un sintomo della lotta che negli Stati Uniti si consuma nel tentativo di fare erroneamente credere che la moderna biologia evoluzionistica sia solamente una non comprovata teoria e vada abbandonata a favore di una visione diversa (creazionista?) della vita.

La rivista Nature ha recentemente pubblicato una recensione di questo testo dal titolo “The creationist controversy” scritta da PZ Myers, notissimo evoluzionista dell’University of Minnesota Morris oltre che celeberrimo blogger di Pharyngula.

Secondo PZ Myers il libro di Kenneth Miller, pur essendo un’ottima lettura (oltre che un’attenta analisi dei punti di scontro tra creazionisti e sostenitori dell’evoluzione), ha un punto debole ovvero dedica poca attenzione ad una domanda importante: perchè questo scontro è tanto forte negli Stati Uniti rispetto a quanto non sia in tutte le altre nazioni occidentali?

La risposta che Miller da a questa domanda (che è in realtà solamente abbozzata nel libro) è che gli americani sarebbero più “ribelli” ovvero meno propensi ad accettare ciò che altri considerano vero. Questa risposta è per Myers non soddisfacente oltre che dolorosa da leggere, perchè sovrastima le capacità critiche degli americani e sminuisce gli europei che diverrebbero invece cittadini che accettano la teoria dell’evoluzione in quanto più “docili”  e intellettualmente meno indipendenti rispetto a ciò che il mondo della scienza propone.

Sarà vero? Io concordo con Myers, questa risposta non è soddisfacente perchè la cosa che colpisce è come negli Stati Uniti si decida a priori cosa considerare buono della scienza e cosa scartare stabilendo che si tratta di cattiva scienza se si parla dell’origine dell’uomo e di buona scienza se si parla di chimica, cosmologia o altri argomenti. Ciò che colpisce non è il conflitto tra evoluzione e fede, ma la visione che molti americani sembrano avere della scienza riconducendo lo scontro evoluzione/fede ad un conflitto tra fede e scienza.

Questo è tuttavia l’unico punto debole del libro di Kenneth Miller, che è nel complesso un’ottima lettura non solo per chi si interessa di biologia evoluzionistica, ma anche per coloro che sono interessanti a capire come la politica possa portare attacchi non tanto (e non solo) a specifiche teorie, ma al cuore stesso della ricerca scientifica.

Mauro Mandrioli

 

Fonte immagine: “Only a theory” homepage