La ghiandaia e i predatori

Molte specie animali sono sottoposte quotidianamente al rischio di incontri con predatori: per questo alcune specie, come le api e le marmotte, hanno sviluppato richiami di allarme per annunciare la presenza di predatori e la loro distanza, incrementando così la loro probabilità di sopravvivenza. Certamente il rischio che un predatore rappresenta per una potenziale preda dipende anche dal suo comportamento,

Molte specie animali sono sottoposte quotidianamente al rischio di incontri con predatori: per questo alcune specie, come le api e le marmotte, hanno sviluppato richiami di allarme per annunciare la presenza di predatori e la loro distanza, incrementando così la loro probabilità di sopravvivenza.

Certamente il rischio che un predatore rappresenta per una potenziale preda dipende anche dal suo comportamento, dunque sarebbe vantaggioso per la preda riuscire a comunicare se il predatore sia in fase di caccia oppure in fase di riposo. Questo è quanto è stato osservato nella ghiandaia siberiana (Perisoreus infaustus) da Michael Griesser, ricercatore presso il Dipartimento di Ecologia ed Evoluzione dell’Università di Uppsala. In un articolo pubblicato sulla rivista Current Biology, viene illustrata questa straordinaria capacità delle ghiandaie.

Con l’aiuto di un esperimento in “playback” nel quale venivano riprodotti i vari segnali di allarme delle ghiandaie siberiane, gli scienziati hanno dimostrato che questi segnali sono sufficienti a far comprendere alle conpsecifiche che tipo di comportamento ha in un preciso momento il loro predatore naturale, il falco, facendole agire di conseguenza: se il segnale indica che il falco è in posizione di riposo, le ghiandaie si ritirano sulle cime degli alberi ed iniziano ad osservarlo; se il segnale indica l’attacco del predatore, gli uccelli raggiungono il più vicino rifugio e si tengono in allerta; infine, se il segnale indica che il falco è in cerca di una preda, le potenziali vittime si riparano e restano nascoste immobili per diversi minuti.

Dal momento che i segnali di allarme sono rivolti in prevalenza verso individui imparentati, si capisce come l’evoluzione di un simile comportamento sia spinta da quella forza selettiva che favorisce la propria fitness indiretta: alcuni individui mettono a rischio la propria sopravvivenza (mandare segnali aumenta il rischio di essere individuati dal predatore) per favorire la fitness di individui imparentati che provvederanno a tramandare i propri geni alla generazione successiva.

Federico Ossi

La foto è tratta da Wikimedia Commons.