La scienza dimenticata

Alcuni giorni or sono ho trovato citato sul blog Leucophaea un interessante articolo di Chris Mooney dal titolo “Is Our Representatives Learning?” pubblicato su Science Progress. L’articolo analizza l’attenzione dei membri del Congresso americano verso le scienze e le loro conoscenze in materia di scienza… e la situazione non è delle più promettenti! Come ironicamente segnala lo stesso autore “First the

Alcuni giorni or sono ho trovato citato sul blog Leucophaea un interessante articolo di Chris Mooney dal titolo “Is Our Representatives Learning?” pubblicato su Science Progress. L’articolo analizza l’attenzione dei membri del Congresso americano verso le scienze e le loro conoscenze in materia di scienza… e la situazione non è delle più promettenti! Come ironicamente segnala lo stesso autore “First the good news: the number of physicists in Congress just increased dramatically. And now the bad: That increase was from 2 to 3“.

In un momento storico in cui le scienze stanno rivoluzionando in modo drastico non solo il nostro modo di vivere, ma anche il nostro modo di concepire la vita, colpisce il fatto che anche in una delle nazioni che più investe sulla ricerca ci siano progetti fondamentali che rischiano di essere rigettati perchè chi li dovrebbe finanziare non ha le capacità per capire di cosa si stia parlando. Come sottolinea Chris Mooney: “In all seriousness, though, to hear Holt and his fellow congressional equation solvers —Vern Ehlers (R-MI) and the recently elected Bill Foster (D-IL) – tell it, they are strangers in a truly strange land. Ehlers, for instance, relates having to occasionally rush to the floor to prevent fellow members from killing science programs they don’t even understand—assuming, for instance, that “game theory” research involves sports, and that A.T.M. studies have something to do with banks

Io non conosco la situazione italiana, per cui ho trovato molto interessante anche il post scriptum di Marco Ferrari in cui si riporta che da “una ricerca, tra i deputati due sono laureati in fisica. Entrambi (Tocci e la Forgia) sono dell’Ulivo. C’è una laureata in biologia (Capitanio Santolini, Unione di Centro) e una in CTF (Velo, sempre dell’Ulivo). Due sono i laureati in matematica, una di AN e l’altro dell’Ulivo. I medici sono 20 (…). In compenso gli economisti sono più di trenta, e i laureati in legge quasi 200”.

Perchè questa analisi può risultare interessante? Perchè ci spiega come mai vi sia un assoluto disinteresse in Italia verso la scienza, come dimostrato anche dal fatto che entrambe le grandi coalizioni che si sono presentate alle ultime elezioni non avessero la parola “ricerca” a nessun livello di priorità, anzi proprio questa parola non c’era e nessuno ne ha mai parlato! Perchè ci spiega perchè i giovani ricercatori italiani fanno i lavavetri per protesta.

La cosa curiosa è che nel frattempo le Università italiane stanno morendo per inedia in attesa che i finanziamenti ministeriali vengano attribuiti. Il bando per il principale finanziamento ministeriale a sostegno della ricerca di base (PRIN) è infatti scaduto il 24 ottobre 2007, ma non è stata ancora pubblicata la lista dei progetti finanziati e quindi non è possibile (a distanza di 8 mesi) sapere se si è stati finanziati.

Il Consiglio Universitario Nazionale questo mese ha inviato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca una mozione in cui si chiede tra l’altro che venga reso noto in modo definitivo l’ammontare dello stanziamento per la ricerca. Ma questo non dovrebbe essere noto quando viene fatto il bando? Certo, ma poi si possono fare spostamenti di fondi verso altri capitoli (Alitalia?), tanto che “il Comitato Guida del bando PRIN 2007 non ha potuto procedere all’assegnazione del cofinanziamento ai progetti ammessi in quanto il Ministero non ha ancora comunicato la reale disponibilità finanziaria”.  E’ inoltre curioso notare che il bando nazionale, che sino al 2005 veniva chiuso sempre entro fine marzo, dal 2006 ha iniziato a “slittare” tanto che nel 2006 è scaduto il 26 aprile 2006, nel 2007 il 24 ottobre 2007 e nel 2008 presumibilmente sarà bandito a fine anno o non verrà addirittura bandito dato il ritardo nel bando 2007.

Se in questo contesto tutta la ricerca soffre, tanto più vengono a trovarsi senza risorse adeguate tutte le linee di ricerca non applicative e tra queste la biologia evoluzionistica. In un recente articolo di Pikaia veniva segnalato una articolo che fotografava la situazione delle pubblicazioni in materia di evoluzione tra il 1996 ed il 2006. In questa particolare classifica l’Italia è nona in Europa  per il numero di citazioni dei propri articoli e sesta per il numero di articoli pubblicati. Alcun colleghi che risiedono e lavorano all’estero mi comunicavano questi dati con grande delusione, ma conoscendo la situazione dei finanziamenti in Italia devo dire che invece io non trovo questo dato deludente anzi … mi sembra che si stia facendo molto di più di quanto fanno altre nazioni che possono contare su risorse economiche ben più importanti (oltre che attribuite senza ritardi o esitazioni!).

Un ulteriore aspetto che l’articolo di Chris Mooney sottolinea è la necessità di trovare un giusto mezzo di comunicazione tra esponenti del mondo politico e scienziati. Anche in questo caso, la situazione italiana non è delle più incoraggianti in generale e per l’evoluzione in particolare, basti pensare al recente “affare Darwin/Moratti” (per citare il titolo dell’articolo pubblicato da Telmo Pievani su Micromega 6/2005) in cui la relazione redatta dalla Commissione Montalcini sulla cancellazione di Darwin dai programmi scolastici viene prima nascosta e poi modificata da mani ignote (ma che sapevano bene dove tagliare e modificare il testo originale) presso il Ministero o, ancora più recentemente, al fatto che nel 2007 tre dei quattro esponenti politici italiani dell’Assemblea del Consiglio d’Europa hanno votato contro l’adozione della risoluzione 1580 (2007) del titolo “The dangers of creationism in education“(come segnalato anche su Pikaia) che è stata poi adottata a maggioranza.

Forse ha ragione Chris Mooney quando sostiene che servono scienziati che si dedichino alla politica e che vengano formati per fare politica “These researchers require training in the language of politics, its norms and expectations, so that when they do have run-ins with elected representatives—for instance, when they are called in to brief or to testify—they don’t end up poorly equipped to communicate“. Forse serve veramente “prestare” scienziati alla politica perchè come suggerivano Paolo Bianco ed Elena Cattaneo viene il dubbio che non ci siano in Italia politici in grado di rilanciare la ricerca.

Mauro Mandrioli