La storia delle pecore

Uno studio genetico per tracciare la storia dell’addomesticamento delle pecore

I primi sistemi di allevamento dell’uomo si basavano sul mantenimento in cattività di pecore e capre. La transizione alla domesticazione ha comportato un controllo su riproduzione, dieta e protezione degli animali. Il processo ha avuto inizio circa 11000 anni fa nella Mezzaluna Fertile. Le pecore, inizialmente allevate per la carne, furono successivamente sfruttate per lana e latte, intorno a 4000-5000 anni fa. Sull’uomo l’impatto è stato notevole, inducendo una profonda riorganizzazione e crescita delle società umane. Per quanto riguarda gli animali, la domesticazione ne ha cambiato addirittura morfologia, comportamenti e genetica. La radiazione fenotipica dovuta alla selezione è tutt’oggi in atto, più attivamente e volontariamente che in passato, e genera lo spettro di razze moderne, specializzate a diversi ambienti o a diverse produzioni. 

Un eterogeneo gruppo di ricercatori del Consorzio Internazionale per il Genoma delle Pecore ha raccolto un altrettanto eterogeneo gruppo di ben 74 razze di pecore provenienti non solo dall’Europa (la regione fino ad oggi maggiormente investigata), ma anche da Asia, Africa, Medioriente, Caraibi, Americhe e Australasia. Lo scopo: ricostruire la storia genetica delle pecore. Per farlo hanno esaminato i cosiddetti SNP: polimorfismi (varianti) a livello di singoli nucleotidi presenti nei diversi genomi in analisi. A partire da questi dati, i ricercatori hanno ricostruito come in un immenso puzzle le relazioni tra razze e il tempo di divergenza, stimato sulla base delle varianti condivise. I ricercatori hanno inoltre cercato di determinare i tratti ereditari che selezione e adattamento hanno impresso sui genomi delle pecore. 

Hanno così identificato 31 regioni genomiche contenenti geni che specificano tratti come pigmentazione del pelo, morfologia dello scheletro, dimensione corporea, crescita e riproduzione. Particolarmente interessante è l’evidenza di una forte selezione a livello del gene RXFP2, che ha indotto la rimozione delle corna, una delle modificazioni morfologiche più antiche che ha accompagnato il processo di domesticazione. L’analisi ha inoltre rivelato che circa il 75% delle pecore moderne ha mantenuto dimensioni di popolazione che superano i 300 esemplari, maggiori rispetto a quanto riscontrato per mucche o cani. Questa osservazione suggerisce che una popolazione altamente eterogenea era stata reclutata dall’uomo prima della vera e propria domesticazione e che il collo di bottiglia genetico (la riduzione della variabilità nella popolazione) non è stato così drastico come in altre specie addomesticate. Sembra infatti che esistessero già ben cinque linee di pecore che diversero ben prima del processo di domesticazione, circa 11000 anni fa. Un’altra spiegazione è che l’incrocio con le popolazioni selvatiche o tra razze è persistito per un certo tempo. 

Dalla voce dell’uomo, la storia racconta infatti di trasporti di pecore frequenti nel periodo romano, commercio di lana dall’Italia e utilizzo di animali di origine inglese sul continente europeo a partire dal Medioevo. Su scala globale e dal punto di vista delle pecore, invece, si osservano chiare separazioni genetiche tra pecore europee, asiatiche e africane. Questa divisione riflette probabilmente la variazione tra popolazioni che hanno partecipato alle prime migrazioni fuori dal primo centro di domesticazione. Al contrario, le pecore dei caraibi sono invece imparentate con i corrispettivi africani, ma presentano anche tratti comuni con le pecore dell’Europa mediterranea. Tornando alla storia che tutti (tristemente) conosciamo, questa osservazione riflette probabilmente il trasporto di animali durante la tratta degli schiavi africani portati ai caraibi come lavoranti a partire dal 1500 e l’introduzione della pecora da parte dei colonialisti europei. 

Storia delle pecore e storia dell’uomo si intrecciano così in una trama indissolubile e molto interessante. 

Riferimenti 

Kijas J. W., Lenstra J. A., Hayes B., Boitard S., Neto L. R. P., San Cristobal M., Servin B., McCulloch R., Whan V., Gietzen K., Paiva S., Barendse W., Ciani E., Raadsma H., McEwan J., Dalrymple B., other members of the International Sheep Genomics Consortium. Genome-Wide Analysis of theWorld’s Sheep Breeds Reveals High Levels of Historic Mixture and Strong Recent Selection. PLoS Biology, 10 (2): e1001258 (2012). 

International Sheep Genomics Constortium. http://www.sheephapmap.org/