L’adattamento delle specie è più lento dei cambiamenti climatici

Da un’analisi di oltre diecimila pubblicazioni scientifiche sulle risposte adattative ai cambiamenti del clima emerge un dato preoccupante: sebbene gli animali rispondano ai cambiamenti, l’adattamento “non tiene il passo” con la mutevolezza del clima. Questo aspetto, che riguarda le specie più comuni, potrebbe rivelarsi critico per le specie a rischio estinzione

Da uno studio pubblicato su Nature Communication emerge un dato scoraggiante per quanto riguarda l’adattamento degli animali ai cambiamenti climatici. Sebbene alcune specie reagiscano ai cambiamenti climatici, le risposte adattative avvengono in tempi non sufficienti a compensare le pressioni indotte dal cambiamento stesso.

Un gruppo internazionale di scienziati, guidato dai ricercatori del Leibniz-Institut für Zoo-und Wildtierforschung di Berlino, ha effettuato una revisione sistematica quantitativa della letteratura a partire da un’ampia selezione di circa diecimila studi riguardanti l’adattamento ai cambiamenti climatici in almeno sei gruppi di animali quali, aracnidi, insetti, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.

Attualmente sappiamo che gli animali rispondono ai cambiamenti ambientali attraverso modifiche dei loro tratti morfologici, come l’aumento della massa e delle dimensioni corporee, o dei loro tratti fenologici, come le tempistiche del periodo di letargo o di quello riproduttivo. Queste risposte biologiche sono ampiamente documentate attraverso le specie.

Gli attuali cambiamenti del clima mettono a dura prova la persistenza delle specie, impattando sulla biodiversità e sullo stato di salute degli ecosistemi. Tuttavia il calo di fitness può essere mitigato se le popolazioni “rispondono” in modo adattativo, sotto la spinta di fattori come la microevoluzione e la plasticità fenotipica (Pikaia ne ha parlato qui).Comprendere l’impatto del cambiamento del clima sull’ecologia delle varie specie è importante per lo sviluppo di nuove strategie mirate a preservare la biodiversità. L’analisi delle risposte adattative dal punto di vista quantitativo, potrebbe essere un fattore chiave per questa comprensione.

Per questo motivo gli autori, a partire da circa diecimila studi focalizzati sull’influenza delle variazioni di temperatura e delle precipitazioni sui tratti morfologici e fenologici degli animali, hanno processato i dati riguardanti il gruppo degli uccelli, giudicato il più rappresentativo. Partendo dall’assunto che le risposte di tipo adattativo sono quelle che risultano vantaggiose per la fitness, hanno confrontato i cambiamenti osservati con quelli attesi se una popolazione fosse in grado di adattare i propri tratti in modo da seguire perfettamente i cambiamenti climatici.

I risultati sono poco incoraggianti: sebbene molte specie reagiscano in termini adattativi, non è stato individuato nessun modello sistematico alla base di questi adattamenti. Spesso i tempi di risposta non sono sufficienti a compensare la pressione imposta dai cambiamenti del clima. Inoltre alcune specie rispondono in “direzione” sfavorevole.

In conclusione, nella maggior parte dei casi, l’adattamento potrebbe essere insufficiente a fronteggiare l’odierna situazione. Ciò che preoccupa maggiormente è che i dati studiati riguardano specie piuttosto comuni e generalmente note per la loro capacità di adattamento come la gazza comune (Pica pica) e la cinciallegra (Parus major). L’analisi delle risposte adattative nelle specie più rare o in via di estinzione, non sono ancora state effettuate e potrebbero riservare un quadro ancora più pessimistico. L’idea dei ricercatori è che studi come questo, siano di utilità per implementare le strategie di gestione e di conservazione delle specie.

Riferimenti:
Radchuk et al.:   Adaptive responses of animals to climate change are most likely insufficient. Nature Communicationsvolume 10, Article number: 3109 (2019) https://doi.org/10.1038/s41467-019-10924-4