Le due culture

Oltre alla citazione dell’auspicio che conclude l’articolo (“per entrare nella società della conoscenza è urgente che si ponga fine al processo contro Galilei e che si recuperi l’unicità della cultura”) è utile ricordare come il problema del confine fra culture diverse, e del rapporto fra il controlo di questo confine e il potere, fosse già noto a G.Galilei, che in

Oltre alla citazione dell’auspicio che conclude l’articolo (“per entrare nella società della conoscenza è urgente che si ponga fine al processo contro Galilei e che si recuperi l’unicità della cultura”) è utile ricordare come il problema del confine fra culture diverse, e del rapporto fra il controlo di questo confine e il potere, fosse già noto a G.Galilei, che in un suo appunto lasciato (dopo la condanna e l’abiura) sul codice M.S.352 così descrive, rivolgendosi idealmente ai teologi suoi giudici, una situazione che è riconoscibile ancora oggi, 400 anni dopo, in alcuni passi (dove auspica che “superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell’esperimento”) del discorso papale di Regensburg (12/9/06): “Voi siete autori di novità che possono cagionare gran rovina nella religione estendendone la competenza e sopprimendo i limiti che distinguono e separano la sua giurisdizione da quella della scienza. Queste sono le novità potenti a rovinare le repubbliche e a sovvertire gli stati”. G.Galilei trova difficile infatti “ammettere che persone ignorantissime di una scienza o arte abbiano ad essere giudici sopra gli intelligenti e per l’autorità concedutagli siano potenti a volgergli a modo loro” e ritiene che “dottrine nuove che pregiudicano sono le vostre, quelle con le quail costringete l’intelletto e i sensi a non intendere e a non vedere … voi siete che cagionate l’eresia mentre senza ragione alcuna volete che i sapienti neghino i sensi propri e le dimostrazioni necessarie”.

Tratto da L’Antievoluzionismo in Italia, il blog di Daniele Formenti