L’enigma del Fayum: Nosmips aenigmaticus

Uno dei siti archeologici più famosi, sfruttati e allo stesso tempo promettenti del mondo si trova nel Fayum, una zona del deserto settentrionale egiziano, vicino a Il Cairo. Innumerevoli reperti ci raccontano da tempo di una fauna variegata abitante una foresta lussureggiante che si trovava lì oltre 35 milioni di anni fa; cosa ancora più importante (dal nostro punto di

Uno dei siti archeologici più famosi, sfruttati e allo stesso tempo promettenti del mondo si trova nel Fayum, una zona del deserto settentrionale egiziano, vicino a Il Cairo. Innumerevoli reperti ci raccontano da tempo di una fauna variegata abitante una foresta lussureggiante che si trovava lì oltre 35 milioni di anni fa; cosa ancora più importante (dal nostro punto di vista), alcuni esemplari di primati molto antichi si trovavano in quel posto, esemplari appartenenti a tutti i gruppi di primati del medio Eocene: i primi antropoidi, adapiformi e strepsirrhine (ad oggi rappresentate da lemuri, lori e simili) già abbastanza avanzate. Quando ormai si credeva di avere un quadro completo della situazione, e in particolar modo della fauna del Fayum, ecco che spunta una nuova specie di primate che non sembra rientrare in nessuno di questi tre gruppi, o che perlomeno se ne discosta per quanto riguarda la dentatura, che è tutto ciò che si è ritrovato. La scoperta è stata fatta dal team di ricercatori guidati da Erik Seiffert del Department of Anatomical Science della Stony Brook University di New York e i risultati sono stati pubblicati su PNAS.
 
Come capita spesso con i fossili di primati tutto ciò che abbiamo sono i denti, maggiormente portati a conservarsi nel record fossile rispetto alle ossa, di questo strano esemplare per il quale è stata coniata la  nuova specie Nosmips aenigmaticus (il nome Nosmips è peraltro un omaggio a G. G. Simpson, del cui cognome è un’anagramma), ma proprio i denti sono una delle fonti di informazioni più interessanti di un reperto fossile e anche in questo caso ci raccontano molto e ne fanno motivo di notevole interesse in un contesto in cui si aspettava di trovare ormai solo nuovi tasselli di un mosaico ormai ben delineato. Dodici denti ritrovati in nove anni di scavi ci raccontano infatti di un primate estremamente specializzato per una dieta a base di frutti e insetti, con premolari insolitamente larghi e allungati, più simili a molari. La presenza di cavità e segni di usura inoltre sembra aggiungere anche i semi alla dieta di questo primate, che in generale si discosta quindi da altri primati viventi all’epoca, come il folivoro Afradapis (di cui Pikaia ha parlato qui) descritto qualche tempo fa dallo stesso gruppo di ricercatori.

Quanto esattamente Nosmips si discosti dai suoi coevi è per ora affidato all’analisi delle caratteristiche dei denti, che come detto sembrano porlo al di fuori di tutti e tre i gruppi di primati viventi all’epoca di cui si sia avuto notizia finora. Prima di rivoluzionare le nostre conoscenze riguardo all’evoluzione del nostro ordine è forse il caso di attendere qualche reperto osseo, ma ciononostante Nosmips aenigmaticus resta un reperto particolarmente interessante, anche solo come esempio della radiazione adattativa che i primati sperimentarono in quell’epoca lontana, quando si facevano strada nel continente africano.

Marco Michelutto

Riferimenti:
Erik R. Seifferta, Elwyn L. Simonsb, Doug M. Boyerc, Jonathan M. G. Perryd, Timothy M. Ryane, Hesham M. Sallam, A fossil primate of uncertain affinities from the earliest late Eocene of Egypt, PNAS vol. 107  no. 21  9712-9717, doi: 10.1073/pnas.1001393107