L’urina evita l’inbreeding nei topi

Il fenomeno dell’inbreeding (inincrocio) consiste nell’accoppiamento tra individui imparentati, che dunque condividono più alleli rispetto a quanto non accade tra individui che non hanno relazioni di parentela. Si tratta di un fenomeno molto diffuso nel regno animale, soprattutto nel caso in cui le popolazioni siano piccole ed isolate. Associati all’inbreeding ci son alcuni problemi, dati dal fatto che gli individui

Il fenomeno dell’inbreeding (inincrocio) consiste nell’accoppiamento tra individui imparentati, che dunque condividono più alleli rispetto a quanto non accade tra individui che non hanno relazioni di parentela. Si tratta di un fenomeno molto diffuso nel regno animale, soprattutto nel caso in cui le popolazioni siano piccole ed isolate. Associati all’inbreeding ci son alcuni problemi, dati dal fatto che gli individui imparentati danno vita ad una prole che è omozigote per molti più caratteri rispetto alla media della popolazione. L’incremento dell’omozigosi nella prole comporta infatti l’aumento delle probabilità che questa manifesti alleli letali o comunque dannosi, rappresenatndo un grande costo i termini di fitness. Inoltre, a lungo andare nel corso delle generazioni si può arrivare alla fissazione di un determinato carattere nella popolazione, il che comporta un grosso rischio per la popolazione da un punto di vista evolutivo: se dovesse subentrare un cambiamento ambientale la popolazione non sarebbe in grado di rispondere a causa della perdita di variabilità subita: aumenta dunque l rischio di estinzione.

Esistono molti casi studiati di animali che sono in grado di riconoscere ed evitare gli individui con cui sono imparentati evitando il fenomeno dell’inbreeding. Il dottor Michael Thom, dell’Università di Liverpool ha messo in luce, nel topo, un sistema di riconoscimento del grado di parentela coi maschi da parte delle femmine, basato sul principale componente proteico dell’urina, denominato MUPs. Questo complesso proteico è molto più simile in individui imparentati tra loro; dal momento che trasmette all’urina uno specifico odore, è facile per le femmine valutare quali maschi siano da loro distanti geneticamente evitando dunque l’inbreeding ed i problemi ad esso connessi.

Nello studio condotto per capire a cosa fosse dovuta la scelta da parte delle femmine e pubblicato su Current Biology, si è guardato non solo al MUPs ma anche all’MHC, il complesso di istocompatibilità, la cui funzione è fondamentale nel contesto della difesa dagli agenti patogeni. Entrambi i complessi presentano variabilità genetica tra gli individui di una popolazione, ma si è visto chiaramente che le femmine di questa specie basano la loro scelta esclusivamente sulle differenze dovute al MUPs e dunquea i diversi odori che questo conferisce alle urine dei maschi.

Federico Ossi

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons