Megalocoelacanthus, un nuovo celacanto gigante

I celacanti sono da sempre dipinti come un gruppo di organismi che durante l’evoluzione ha avuto poche modifiche anatomiche. Dalla loro nomea di animali noiosamente sempre uguali è immancabilmente derivato il mito popolare per cui i celacanti sono i fossili viventi per definizione. Tuttavia, nel mondo paleontologico questo mito è stato duramente abbattuto diverse volte grazie alla scoperta dei celacanti

I celacanti sono da sempre dipinti come un gruppo di organismi che durante l’evoluzione ha avuto poche modifiche anatomiche. Dalla loro nomea di animali noiosamente sempre uguali è immancabilmente derivato il mito popolare per cui i celacanti sono i fossili viventi per definizione.

Tuttavia, nel mondo paleontologico questo mito è stato duramente abbattuto diverse volte grazie alla scoperta dei celacanti paleozoici, come Miguashaia, Holopterygius o Allenypterus, la cui morfologia è indubbiamente molto diversa da quella della famosa Latimeria. Se consideriamo l’intero record fossile dei celacanti, infatti, essi ci appaiano un gruppo abbastanza eterogeneo, che durante la sua storia evolutiva ha sperimentato diversi adattamenti morfologici ed ecologici.

A parte l’attuale Latimeria, i celacanti la cui forma può essere paragonata a quella della standard “latimeriforme” sono tutti vissuti nel Mesozoico. I celacanti mesozoici sono raggruppabili in due gruppi distinti, Mawsoniidae, con un cranio lungo, basso  e ampio, e Latimeriidae, con un cranio invece più corto, tozzo, e stretto. Nel Mesozoico, sembra che i celacanti siano cambiati più per le proporzioni anatomiche dei vari elementi scheletrici e per le dimensioni corporee, che per vere e proprie modifiche strutturali. In particolare, anche i celacanti furono ingolositi dalla moda del momenti e nel Cretaceo “concentrarono i loro sforzi” in un considerevole aumento di dimensioni. Un bell’esempio di questo episodio è stato pubblicato sull’ultimo numero di Plos One.

Dutel et al. ridescrivono i resti di Megalocoelacanthus dobiei, un celacanto gigante del Cretaceo superiore (descritto la prima volta nel 1994). I fossili di questo animale provengono da strati del Campaniano inferiore di Kansas (Niobrara Formation, forme più nota per i fossili di dinosauri quali Niobrarasaurus) e Alabama (Blufftown Formation). L’olotipo proviene dall’Alabama e consiste in vari elementi del cranio e della zona branchiale, mentre i fossili del Kansas, descritti per la prima volta qui, consistono in un cranio completo di mascelle e molto ben conservato.

Il ritrovamento di questo nuovo esemplare e lo studio di Dutel et al. ha permesso di ricostruire meglio l’anatomia di Megalocoelacanthus e di entrare in possesso di nuovi dati utili per la comprensione della filogenesi e dell’ecologia del gruppo.

Primo, Megalocoelacanthus è uno dei più grandi celacanti noti, con una lunghezza stimata media che supera i tre metri e mezzo (ma è possibile che raggiungessero anche i 4,5 metri di lunghezza!), dimensioni simili ad altre specie mesozoiche del gruppo, come Mawsonia e Axelrodichthys. Una caratteristiche che accomuna queste forme giganti è la presenza di mascelle sdentate e uno degli interrogativi principali dei paleontologi riguarda la possibile origine comune o meno di questa caratteristica, e dunque la necessità di riunire in un unico gruppo monofiletico le forme giganti sdentate, oppure la possibilità che queste si siano evolute in maniera indipendente in linee diverse.

Le analisi filogenetiche di Dutel et al., pongono Megalocoelacanthus all’interno di Latimeriidae, suggerendo che l’assenza di denti si è evolutiva indipendentemente in diverse linee, sia in Latimeriidae (includendo la nuova specie), sia in Mawsoniidae (qui l’albero filogenetico). La presenza di due diversi morfologie di crani all’interno dei celacanti mesozoici e lo sviluppo di taxa sdentati in entrambi i gruppi evidenzia l’importanza dello studio di queste anatomie nell’individuazione delle strategie alimentari di questi animali.

Megalocoelacanthus è rinvenuto in luoghi con caratteristiche paleoambientali molto varie. Il record fossile della specie suggerisce che fosse un taxa abbastanza comune, nonostante sia poco frequentemente riconosciuto nei siti fossiliferi e dunque la sua distribuzione sia probabilmente sottostimata.

Il ritrovamento di questo taxa in ambienti sia di acqua profonda che di acqua bassa indica che esso fosse probabilmente molto adattabile e che potesse vivere anche in acque con diversità di salinità molto alta.

In un discorso generale è possibile notare come le forme giganti siano state trovate sia in ambiente francamente non marino, come Mawsonia (dulciaquicolo o paralico) sia in ambiente strettamente marino, come Trachymetopon (un celacanto del giurassico superiore tedesco), che, infine, in entrambi gli ambienti, come il nostro Megalocoelacanthus.

Ciò potrebbe far pensare che l’evoluzione di forme sdentate e/o giganti in almeno due differenti linee filogenetiche sia stata correlata a motivi ecologici e trofici.

Marco Castiello

Riferimenti:
Dutel H. , Maisey J. G. , Schwimmer D. R. , Janvier P. , Herbin M., et al. 2012 The Giant Cretaceous Coelacanth (Actinistia, Sarcopterygii) Megalocoelacanthus dobiei Schwimmer, Stewart & Williams, 1994, and Its Bearing on Latimerioidei Interrelationships. PLoS One 7 (11): 49911.

Immagine: disegno di Fabrizio Lavezzi