Nuove scoperte sul genoma dell’orango

L’evoluzione è, detto nella maniera più semplice possibile, ciò che accade ai viventi, una conseguenza del loro riprodursi combinato allo scorrere del tempo; per questo non si può dire che un animale sia oggi più o meno evoluto di un altro, poichè tutte le specie esistenti nello stesso momento sulla terra hanno alle spalle lo stesso tempo evolutivo: 3,5 miliardi

L’evoluzione è, detto nella maniera più semplice possibile, ciò che accade ai viventi, una conseguenza del loro riprodursi combinato allo scorrere del tempo; per questo non si può dire che un animale sia oggi più o meno evoluto di un altro, poichè tutte le specie esistenti nello stesso momento sulla terra hanno alle spalle lo stesso tempo evolutivo: 3,5 miliardi di anni circa per chi calca oggi il suolo di questo pianeta. Diverse specie però presentano traccie di cammini diversi, e in un certo senso si può dire, tenendo presente il vero significato di questa frase, che una specie sia evoluta “più velocemente” o “più lentamente” di un’altra. Nel caso dell’orango il genoma è rivelatore dei diversi cammini che hanno portato a questa specie e a quelle ad essa più strettamente imparentate come noi e gli scimpanzé, e il recente lavoro compiuto su di esso da un folto gruppo di scienziati guidati dall’Università di Washington e apparso su Nature e Genome Research va proprio in questa direzione.

La prima scoperta effettuata dal gruppo di ricercatori riguarda l’incredibile stabilità del genoma dell’orango. A differenza di umani e scimpanzé, infatti, dal momento in cui i suoi antenati e i nostri hanno cominciato a differenziarsi a oggi il genoma degli antenati dell’orango non è andato incontro a grossi riassestamenti strutturali (cosa capitata invece molte volte agli antenati nostri e degli scimpanzé); la spiegazione è probabilmente da ricercarsi nella scarsità di segmenti Alu specifici all’interno del genoma di questa antropomorfa (250 contro i 2000 specifici degli scimpanzé e i 5000 nostri), segmenti ripetuti originatisi milioni di anni fa da un singolo progenitore e che “spostandosi” all’interno del genoma possono essere causa di grossi rimaneggiamenti strutturali. Nel cromosoma 12 dell’orango è stato inoltre trovato un neocentromero, ovvero un centromero situato in una posizione diversa da quella originale e attesa; questo centromero funziona esattamente come un centromero normale, salvo che appare “migrato” lungo il cromosoma rispetto alla sua originale locazione. Questa “stranezza” appare in entrambe le popolazioni di orango, e sicuramente aiuterà a capire come i cromosomi cambiano ed evolvono nel tempo, un aspetto ancora poco conosciuto del Dna.

Alla stabilità del genoma di cui si è parlato sopra si affianca una notevole diversità intraspecifica, molto più alta che nella nostra specie, diversità messa a rischio, manco a dirlo, dalla deforestazione che sta colpendo l’habitat dell’orango. Per quanto riguarda la differenza tra le due specie di orango, Pongo abelii e Pongo pygmaues, si è scoperto che la divergenza tra le loro due linee evolutive è da collocare solo 400.000 anni fa, contro il milione che era stato precedentemente stimato. Queste due specie sono entrambe a rischio di estinzione con solo 50.000 esemplari viventi della specie indigena del Borneo e 7000 per la specie di Sumatra (che curiosamente presenta maggiore varietà rispetto all’altra pur avendo una popolazione meno numerosa), per quanto la notizia della loro notevole diversità interna sia quindi decisamente buona per quanto riguarda le loro chances di sopravvivenza non bisogna dimenticare la minaccia che incombe su di loro, minaccia che è peraltro uno dei motivi principali che hanno spinto i finanziatori di questo studio, una serie di fondazioni tra cui spiccano il National Human Genome Research Institute e il National Institute of Health.

Marco Michelutto

Riferimenti:

Devin P. Locke et alii, “Comparative and demographic analysis of orang-utan genomes.”, Nature, 2011; 469 (7331): 529

Hobolth A, Dutheil JY, Hawks J, Schierup MH, Mailund T. “Incomplete lineage sorting patterns among human, chimpanzee and orangutan suggest recent orangutan speciation and widespread selection”. Genome Research, 2011

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons