Nuovi organismi modello (e una nuova agenda) per l’evo-devo

  La biologia evolutiva dello sviluppo, meglio conosciuta come evo-devo, necessita in tempi stretti di nuovi organismi modello, che aiutino i ricercatori attualmente impegnati in questo modernissimo campo biologico a fare luce sui numerosi aspetti che ancora necessitano di risposte e razionalizzazioni. Lo sostengono esplicitamente gli inglesi Ronald Jenner and Matthew Wills, dell’Universita’ di Bath, in un articolo che compare

 

La biologia evolutiva dello sviluppo, meglio conosciuta come evo-devo, necessita in tempi stretti di nuovi organismi modello, che aiutino i ricercatori attualmente impegnati in questo modernissimo campo biologico a fare luce sui numerosi aspetti che ancora necessitano di risposte e razionalizzazioni. Lo sostengono esplicitamente gli inglesi Ronald Jenner and Matthew Wills, dell’Universita’ di Bath, in un articolo che compare sulla prestigiosa rivista. L’evo-devo basa infatti i suoi studi essenzialmente su sei organismi modello, quattro dei quali (rana, pesce zebra, pollo e topo) appartenenti al subphylum dei vertebrati: gli altri due sono il celeberrimo moscerino della frutta e l’altrettanto famoso verme nematode Caenorhabditis elegans. Come e’ possibile razionalizzare la biologia evolutiva e dello sviluppo di ben 35 phyla, quando gli organismi modello utilizzati sperimentalmente appartengono soltanto a tre di questi grandi raggruppamenti?

Gia’ da qualche anno gli studiosi stanno premendo perche’ si adottino nuovi organismi modello, appartenenti a diversi altri phyla; gli autori del presente articolo richiamano tuttavia ad una maggiore attenzione quando si tratta di selezionare nuovi e significativi organismi modello. Si tratta infatti di dettare regole generali e condivise per individuare e scegliere i giusti modelli, ragionando prima di tutto sugli obbiettivi  che ci si pone con la propria ricerca, soprattutto quando questa sia principalmente orientata verso implicazioni evolutive;  nel massimizzare la distribuzione filogenetica senza criterio si corre il rischio di mettere in risalto la diversita’, senza pero’ che questo porti necessariamente a nuove e generali scoperte in campo piu’ strettamente evolutivo. Un altro rischio e’ quello di scegliere un organismo modello in quanto ritenuto rappresentante di un antenato comune a molti gruppi: in questo caso si costruisce quello che Jenner e Wills definiscono un basal bias, cioe’ un preconcetto di base che guidera’ (nel bene o nel male) tutte le speculazioni successive.

Secondo gli autori, una scelta assennata di nuovi organismi modello deve, ad esempio, tenere conto delle informazioni disponibili con le nuove tecniche di calcolo della variazione genetica che un genoma ha subìto nel tempo. I fondi generalmente disponibili in questo campo sono limitati in relazione alle necessita’, e quindi occorre “razionalizzare” la spesa avendo ben in mente cio’ che si vuole studiare, senza sprecare preziose risorse allargando senza criterio la base degli organismi modello: ecco perche’  Jenner e Wills  chiedono a gran voce che la comunita’ scientifica dell’evo-devo fissi con chiarezza l’agenda della propria ricerca.

Paola Nardi