Omeotermia vegetale

Un gruppo di ricercatori della University of Pennsylvania ha analizzato la temperatura fogliare di 39 specie di piante distribuite tra il tropico del Cancro e il polo Nord, per un range di 50 gradi latitudine, nell’America settentrionale, dimostrando che, seppur con lievissime variazioni, questa risulta pressocchè costante (circa 21,4 °C) durante i processi fotosintetici. Il ruolo dell’ambiente di crescita viene

Un gruppo di ricercatori della University of Pennsylvania ha analizzato la temperatura fogliare di 39 specie di piante distribuite tra il tropico del Cancro e il polo Nord, per un range di 50 gradi latitudine, nell’America settentrionale, dimostrando che, seppur con lievissime variazioni, questa risulta pressocchè costante (circa 21,4 °C) durante i processi fotosintetici. Il ruolo dell’ambiente di crescita viene dunque fortemente ridimensionato, scardinando la convinzione che la temperatura delle foglie fosse strettamente dipendente da quella dell’aria circostante. In ambienti freddi infatti la temperatura delle foglie risulta sistematicamente più alta di quella ambientale, mentre in ambienti caldi avviene l’esatto opposto.

Ma in che modo le piante sono in grado mantenere temparature così differenti da quelle ambientali? Se si trattasse di mammiferi o uccelli, animali omeotermi che producono calore al loro interno, nessuno avrebbe problemi a spiegare il fenomeno, ma per organismi vegetali la situazione diventa più complessa. Per l’omeostasi termica, le piante hanno evoluto nel corso del tempo numerosi adattamenti fisiologici e strutturali: in questo processo, l’evaporazione e il numero e la morfologia delle foglie giocano un ruolo fondamentale.

Ad esempio, in ambienti caldi viene favorita l’evaporazione e si verifica l’aumento l’angolo fogliare, che contribuisce alla maggior riflessione della luce solare, in modo tale da raffreddare la superficie delle foglie. In ambienti freddi, al contrario, l’evaporazione viene ridotta al minimo mentre aumenta il numero di foglie per ramo, fattori che facilitano la conservazione del calore nei tessuti fogliari.

Questa scoperta potrebbe avere importanti ripercussioni sullo studio dei climi passati e dei cambiamenti climatici, spesso ricostruiti mediante l’analisi della proporzione dei diversi isotopi del carbonio proprio nei tessuti delle piante. La ratio tra i diversi isotopi è infatti fortemente influenzata dalla temperatura delle foglie, temperatura che, almeno fino a oggi, si credeva legata a quella ambientale.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons