Parassita di insetti

La sopravvivenza di gran numero di piante a fiore è strettamente legata alle loro capacità di attrarre i propri animali impollinatori, siano essi insetti, pipistrelli o piccoli uccelli. Per questo motivo, la selezione naturale ha favorito l’evoluzione di fiori con colorazioni sgargianti o con forme particolari che simulano le sembianze dell’impollinatore (Pikaia ne ha parlato qui e qui). In alcuni

La sopravvivenza di gran numero di piante a fiore è strettamente legata alle loro capacità di attrarre i propri animali impollinatori, siano essi insetti, pipistrelli o piccoli uccelli. Per questo motivo, la selezione naturale ha favorito l’evoluzione di fiori con colorazioni sgargianti o con forme particolari che simulano le sembianze dell’impollinatore (Pikaia ne ha parlato qui e qui). In alcuni casi, invece, alcune piante hanno sviluppato strategie alternative, come quella messa in atto dalla calla nera (Arum palaestinum), un vero e proprio parassita di impollinatori.

E’ nota da tempo la capacità di questa pianta nell’attrarre gli insetti, tanto che sui suoi fiori si possono raggruppare anche centinaia di mosche drosofilidi (Famiglia Drosophilidae) di almeno 8 specie diverse, inclusa la celeberrima Drosophila melanogaster. Ma cosa c’è dietro questa straordinaria capacità attrattiva? Come si legge un’interessante ricerca pubblicata dalla rivista Current Biology, la calla nera è in grado di simulare le molecole odorose che si sviluppano durante i processi di fermentazione alcolica ad opera dei lieviti. La pianta riesce a produrre ben 6 di questi composti chimici, che risultano una calamita per le drosofile, note non casualmente come moscerini dell’aceto (oltre che moscerini della frutta). Come se non bastasse, la pianta non offre alcuna ricompensa in nettare ai moscerini accorsi, contrariemnte a quello che spesso accade nei rapporti coevulutivi tra piante ed insetti pronubi. Una volta che le drosofile sono penatrate nel fiore, infatti, questo si chiude tenendo in ostaggio gli sventurati insetti per l’intero corso della notte senza offrire loro alcuna possibilità di sostentamento. Il rapporto tra calla nera e drosofilidi non può essere considerato mutualistico, bensì è solo la pianta a beneficiare dell’interazione tra le specie.

Ma come mai i moscerini non sono riusciti a contrastare questo inganno? La risposta è che non possono: mediante procedure di imaging funzionale, lo studio ha infatti individuato i recettori coinvolti nella percezione di questi odori nelle drosofile. In particolare, i sensori maggiormente stimolati in questo processo (recettori OR) sono quelli controllati da due geni (Or42b e Or92a) particolarmente conservati nel corso della storia evolutiva di questa famiglia di insetti. Nonostante le diverse specie che impollinano la calla nera si siano separate da oltre 40 milioni di anni, tali geni si sono mantenuti pressochè inalterati nel corso del tempo, in quanto rivestono un’importanza primaria nell’ecologia di queste specie (sono fondamentali per l’individuazione dei materiali organici in cui depongono le uova).

Le piante hanno scoperto questa debolezza e l’hanno perfettamente sfruttata a loro esclusivo vantaggio. Non è un caso, concludono i ricercatori, che la pianta abbia selezionato come impollinatori target un gruppo di insetti che condividono oltre a meccanismi simili di percezione degli odori anche numerose caratteristiche ecologiche.

Andrea Romano

Riferimenti:
Johannes Stökl, Antonia Strutz, Amots Dafni, Ales Svatos, Jan Doubsky, Markus Knaden, Silke Sachse, Bill S. Hansson, Marcus C. Stensmyr. A deceptive pollination system targeting drosophilids through olfactory mimicry of yeast. Current Biology, 2010; DOI: 10.1016/j.cub.2010.09.033