Per alzata di mano (o di coda)

Anche i gruppi di animali altamente sociali, come i primati, seguono schemi di comportamento simili a quelli di comunità di animali più semplici: come banchi di pesci e sciami di insetti. Nonostante le strutture sociali complesse e le gerarchie interne, gli individui che compongono i branchi di babbuini decidono le direzioni da prendere semplicemente seguendo la maggioranza degli altri membri

Dove si va ora? Deve essere una domanda che si pongono spesso nel corso della giornata varie specie di scimmie come i babbuini che, al contrario dei nostri lontani antenati, non hanno fatto il passo definitivo verso l’ambiente aperto e si cibano nelle grandi distese aperte delle savane di giorno, ma tornano di notte a rifugiarsi sugli alberi. Posto per dormire a parte, proprio come i nostri antenati queste scimmie devono compiere ogni giorno lunghi spostamenti per strappare il nutrimento a un habitat avaro di risorse come la savana, così come mettere notevolmente alla prova i loro grandi cervelli da primate. La vita dei Papio sembrerebbe proprio un genere di esperienza dove è assolutamente necessaria la complessa organizzazione sociale tipica delle scimmie, oltre alla loro intelligenza. Ma è veramente così? Se lo sono domandati Ariana Strandburg-Peshkin dell’università di Princeton che, in una collaborazione tra università statunitensi e tedesche, ha condotto un’accurata osservazione sui processi decisionali di un gruppo di babbuini verdi (Papio anubis) presso il Mpala Research Centre in Kenya.

Mediare o decidere
La ricerca di Strandburg-Peshkin e colleghi, pubblicata in forma di comunicazione sulla rivista Science, si è basta sui dati raccolti fornendo di radiocollare GPS 25 esemplari e analizzando le loro interazioni e spostamenti nel corso di una giornata. Esaminando i movimenti di coppie di individui i ricercatori hanno prima determinato la distanza massima alla quale il movimento di uno dei due può determinare il movimento di un altro. Le situazioni in cui il primo a muoversi era seguito da un altro soggetto sono state denominate dagli autori trascinamenti; quelle in cui, pur trovandosi a distanza utile, gli animali non rispondevano al movimento altrui ancoraggi. Il primo dato interessante ottenuto riguardava però l’esito dei trascinamenti di individui posti a distanza utile fra due soggetti, o gruppi di uguale numerosità, che iniziavano a muoversi in direzioni differenti. Quando i trascinatori si allontanavano in direzioni separate fra loro da un piccolo angolo, i trascinati iniziavano a muoversi in una direzione intermedia tra le loro; al crescere della differenza fra gli angoli, tuttavia, i trascinati finivano per scegliere uno o l’altro dei due trascinatori da seguire.

La maggioranza vince
L’esito dei trascinamenti finiva però con un esito molto più prevedibile quando i gruppi di trascinatori differivano numericamente, anche per un solo individuo in più, in questo caso i trascinati finivano inevitabilmente per seguire il gruppo più numeroso e alla fine anche l’altro, che aveva scelto la direzione di minoranza, finiva per rinunciare e adeguarsi alla decisione degli altri. Muoversi insieme presenta diversi vantaggi, come difendersi meglio dai predatori o trovare più efficientemente il cibo, al punto che molte specie adottano questa strategia. Agli etologi resta il compito di capire come vengano prese le decisioni collettive che fanno di un insieme di individui una comunità. Nei pesci per esempio i singoli membri hanno un comportamento fortemente radicato geneticamente: imitano i movimenti di chi sta loro vicino e mostrano forti segni di stress se viene loro impedito di farlo. In altre specie i membri del branco si affidano a un individuo dominate: per esempio gli elefanti seguono una matriarca anziana nei loro spostamenti. E i Papio come si comportano?

Cosa ci stanno a fare i capi?
La specie Papio anubis è distribuita in tutta l’Africa subsahariana, e in alcune aree montuose del Sahara, caratterizzate da branchi misti di maschi e femmine ed è gerarchizzata in modo meno rigido  rispetto ad altre scimmie. Sono tuttavia presenti maschi dominanti che pretendono, anche in modo violento, il rispetto delle loro prerogative. Ha dunque sorpreso i ricercatori scoprire che la direzione presa da gruppi trascinatori minoritari non era seguita dal resto del branco neppure quando essi erano composti da individui dominanti. Questo risultato inaspettato solleva almeno due interrogativi: perché questi animali sopportano le pretese dei maschi dominanti se la loro presenza non offre vantaggi nelle decisioni sugli spostamenti? Se i primati sono animali intelligenti perché i babbuini seguono logiche di branco così poco sofisticate, per quanto ammirevoli dal punto di vista umano nella loro democraticità? Alla prima domanda si può rispondere probabilmente rilevando come l’utilità dei maschi dominanti sia legata a compiti di polizia interna al branco o alla difesa a breve raggio da minacce esterne. Vale la pena tenerseli anche se sono più utili per i loro muscoli che per il cervello (anche se questi beneficiano della maggioranza degli accoppiamenti con le femmine del branco).

Lasciare il cervello a casa
Se poi siamo delusi dal fatto che dei nostri cugini, per quanto alla lontana, mostrino un comportamento collettivo così poco organizzato e in apparenza istintivo, converrà tenere presente come ci comportiamo noi e i nostri simili quando non ci sono problemi in vista: come per in esempio una folla di persone a passeggio, o quando i problemi non li avevamo previsti: come nel caso di persone, non addestrate specificamente a questo tipo di emergenza, in presenza di un incendio. Forse nessun primate vive come in un branco di lupi dove ogni individuo sa in ogni momento il suo posto e il suo ruolo. L’intelligenza diventa organizzazione sociale solo quando se ne presenta la necessità. A differenza dei babbuini abbiamo il vantaggio di poter prevedere i possibili guai molto prima, ma serve a poco non si fa lo sforzo di prepararsi per tempo.

Riferimento: 
Strandburg-Peshkin A, Farine DR, Couzin ID, Crofoot MC. Shared decision-making drives collective movement in wild baboons. Science. 2015 Jun 19;348(6241):1358-61. doi: 10.1126/science.aaa5099. PubMed PMID: 26089514.