Priceless or worthless?

Bella iniziativa della Zoological Society of London (ZSL) e della International Union for Conservation of Nature (IUCN) che mettono liberamente online un intero libro (122 pagine) che descrive l’elenco delle 100 specie più a rischio di estinzione del mondo. Già dal titolo, che tradotto suonerebbe più o meno come “Inestimabili o senza valore?” si nota l’obiettivo degli autori, quello di

Bella iniziativa della Zoological Society of London (ZSL) e della International Union for Conservation of Nature (IUCN) che mettono liberamente online un intero libro (122 pagine) che descrive l’elenco delle 100 specie più a rischio di estinzione del mondo. Già dal titolo, che tradotto suonerebbe più o meno come “Inestimabili o senza valore?” si nota l’obiettivo degli autori, quello di focalizzare l’attenzione sulla perdita della biodiversità, una perdita inestimabile in quanto ciascuna specie è il frutto di milioni di anni di evoluzione, che spesso viene sacrificata per lasciar spazio ad attività umane cosiderate più redditizie nel breve periodo. 
I numeri sono impressionanti e fanno riflettere: la maggior parte delle specie incluse nella lista hanno popolazioni naturali di poche decine o centinaia di individui oppure sono confinate in aree estese solo pochi chilometri quadrati. La lista comprende prevalentemente vertebrati e piante, ma sono inclusi anche alcuni invertebrati, come il granchio d’acqua dolce di Singapore (Johora singaporensis). 
Tra i mammiferi, troviamo i due rinoceronti indonesiani, quello di Giava (Rhinoceros sondaicus) e quello di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis), il bradipo pigmeo (Bradypus pygmaeus), il vaquita (Phocoena sinus), alcuni primati, quali il gibbone di Haian (Nomascus hainanus), il murichi settentrionale (Brachyteles hypoxanthus), il prolemure dal naso largo (Prolemur simus), ed altri ancora. 
Tra i rettili, invece, figurano il camaleonte tarzan (Calumma tarzan), recentemente scoperto in un’area remota del Madagascar, l’iguana della Giamaica (Cyclura collei) e la tartaruga gigante dal guscio molle (Rafetus swinhoei), di cui restano solo 4 esemplari noti tra Vietnam e Cina. 
Numerosi anche gli uccelli, tra cui il gambecchio becco a spatola (Eurynorhynchus pygmeus), ormai confinato in alcune regioni della Russia, e l’albatro di Amsterdam (Diomedea amsterdamensis), specie che nidifica solo sul Plateau des Tourbières nell’Isola Amsterdam, localizzata nell’Oceano Indiano meridionale.
Nelle parti finali del testo vengono descritte ed elencate, come monito, tutte le specie estinte in tempi storici e, forse come buon auspicio, si parla di quelle che, ad un passo dall’estinzione, si stanno riprendendo grazie ai programmi di conservazione, come il cavallo Przewalski (Equus ferus przewalskii) e la megattera (Megaptera novaeangliae).
Quando forse si capirà che la perdita di queste, e purtroppo moltissime altre specie, costituisce un danno irreparabile per l’intera biosfera, quindi anche per l’uomo, forse non ci sarà più bisogno di un monito di questo tipo. 
Andrea Romano