Quando i coccodrilli nuotavano nel Sahara

Intorno a 100 milioni di anni fa, quando l’Africa faceva ancora parte del supercontinente Gondwana, le regioni sahariane non erano ricoperte dal più esteso deserto di sabbia del mondo come avviene ai giorni nostri, ma di foreste umide e grandi corsi d’acqua: l’ambiente ideale per i grandi rettili acquatici, come i coccodrilli. E proprio in quelle regioni i resti fossili

Intorno a 100 milioni di anni fa, quando l’Africa faceva ancora parte del supercontinente Gondwana, le regioni sahariane non erano ricoperte dal più esteso deserto di sabbia del mondo come avviene ai giorni nostri, ma di foreste umide e grandi corsi d’acqua: l’ambiente ideale per i grandi rettili acquatici, come i coccodrilli.

E proprio in quelle regioni i resti fossili di tre nuove specie della famiglia di coccodrilli e caimani, ormai estinte, sono state recentemente rinvenute e presentate sulla rivista Zookeys. Si tratta di Kaprosuchus saharicus, un temibile predatore lungo circa 6 metri che cacciava le sue prede con le due lunghe zanne affilate nei territori dell’attuale Niger. Diversamente dalle odierne specie che presentano le zampe sui lati del corpo, gli arti di questo organismo erano posizionati al di sotto del ventre che gli garantiva una deambulazione più simile a quella dei mammiferi. La seconda specie, nominata Araripesuchus rattoides e rinvenuta in Marocco, è decisamente più piccola in quanto non superava il metro di lunghezza. Si nutriva prevalentemente di piante e larve acquatiche che scovava sui fondali dei fiumi scavando con la sua coppia di “denti da coniglio” collocata sulla mandibola inferiore. Sia dal Marocco che dal Niger arrivano, invece, i fossili dell’ultima specie, Laganosuchus thaumastos, un coccodrillo di lunghezza superiore ai 6 metri con una testa piatta lunga più di un metro, dotata di numerosi denti finissimi. Probabilmente, afferma l’autore dei ritrovamenti, Paul C. Sereno della University of Chicago, questa specie attendeva nascosta agli occhi delle prede che pesci o altri vertebrati acquatici si avvinassero per sferrare l’attacco decisivo con il suo lungo muso. Sul sito del National Geographic sono disponibili una ricca galleria fotografica e un video che trattano la vicenda.

Oltre a queste nuove specie, i paleontologi hanno rinvenuto resti molto ben conservati di altre specie di coccodrilli estinti, già noti alla comunità scientifica, tra cui il gigantesco Sarcosuchus imperator, che poteva superare le 8 tonnellate di peso e Anatosuchus minor, un piccolo coccodrillo dal “becco d’anatra” e dotato di lunghe zampe che gli permetteva correre velocemente.

Un mondo di coccodrilli, insomma, proprio in quelle terre in cui, durante il Cretaceo, dominavano i dinosauri. Tutte queste scoperte indicano che gli antenati degli odierni coccodrilli erano probabilmente i più grandi competitori e, a volte, predatori, dei dinosauri, gli animali che sono da sempre considerati i dominatori della terra fino a 65 milioni di anni fa.

Andrea Romano

Riferimenti:
Sereno, P.C.; and Larsson, H.C.E., Cretaceous crocodyliforms from the Sahara, ZooKeys 28 (2009): 1–143