Quando il creazionismo diventò “intelligente”

Ascesa e caduta del movimento dell’Intelligent Design, tra errori di stampa e trappole per topi

Il 20 dicembre prossimo saranno trascorsi dieci anni dal giorno in cui a Harrisburg, in Pennsylvania, il giudice federale John E. Jones III, con la sentenza Kitzmiller v. Dover Area School District, stabilì che il consiglio scolastico pubblico di Dover aveva violato il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che, oltre a garantire la libertà di culto, sancisce il divieto di istituire una religione ufficiale. L’anno precedente il consiglio aveva reso noto un comunicato in cui si affermava che gli studenti dovevano essere informati delle lacune e dei problemi della teoria di Charles Darwin e dell’esistenza di altre teorie come quella dell’Intelligent Design. A coloro che avessero voluto «esplorare questa visione», come recitava il comunicato, si consigliava la lettura di un manuale, Of Pandas and People. Questo libro è stato protagonista di una storia curiosa che illustra molto bene la genesi del movimento del disegno intelligente nel contesto di quella “controversia creazione-evoluzione” che da diversi decenni si intreccia con la storia culturale e politica degli Stati Uniti.

Nel 1987 la Corte Suprema emise la sentenza Edwards v. Aguillard, che decretava l’incostituzionalità delle leggi con cui alcuni stati avevano introdotto la corrente creazionista biblica della Creation science nelle scuole pubbliche, accanto alla teoria dell’evoluzione. Mentre la corte esaminava il caso, la conservatrice Foundation for Thought and Ethics, che fin dai primi anni ’80 aveva in cantiere la pubblicazione di un manuale di biologia di orientamento creazionista, stava curando la bozza di Of Pandas and People. Nella prima versione del testo abbondavano le parole “creazione”, “creazionismo” e “creazionisti”, ma nei mesi successivi alla sentenza della Corte suprema, che aveva reso ormai inutilizzabile il termine “creazionismo”, gli autori del manuale prepararono una seconda versione in cui quelle parole furono sostituite con espressioni come “disegno intelligente”, “teoria del disegno”, e “sostenitori del disegno” (design proponents), mentre il resto del contenuto rimaneva pressoché identico. Da questa versione fu tratta la prima edizione di Of Pandas and People e fu solo dopo la sua pubblicazione, nel 1989, che l’espressione “disegno intelligente” iniziò a diventare di uso comune presso molti creazionisti. Nel 2005 al processo di Harrisburg Barbara Forrest, una docente di filosofia della Southeastern Louisiana University, portò all’esame della corte le diverse versioni della bozza del manuale, evidenziando come fossero state cambiate di proposito proprio in seguito alla sentenza Edwards v. Aguillard. La dimostrazione della matrice creazionista dell’Intelligent Design provava che esso doveva essere considerato una religione, non una scienza, e che dunque non poteva essere una alternativa da affiancare alla teoria dell’evoluzione nelle scuole pubbliche. In un passaggio della seconda versione venne scoperto un errore, cdesign proponentsists, frutto di un maldestro copia-incolla con cui l’espressione design proponents doveva sostituire creationists. Alcuni, ironicamente, hanno affermato che cdesign proponentsists può essere considerata la forma di transizione nell’“evoluzione” del creazionismo in disegno intelligente. Così, il libro che sancì la genesi dell’Intelligent Design ne provocò anche la caduta.

L’idea di un disegno era condivisa anche dai creazionismi precedenti ma ora questa diventò il pilastro su cui rifondare un neocreazionismo che parlasse un linguaggio diverso, senza espliciti riferimenti religiosi. Se il termine “creazione” era ormai compromesso, “intelligenza” avrebbe potuto essere più efficace. Ma per quanto l’identità di questa intelligenza rimanesse poco definita e ambigua, non era difficile cogliervi i tratti del Dio biblico. Gli sforzi vennero concentrati ora sulla critica all’evoluzione, definita una «teoria in crisi». Il cavallo di battaglia diventò la “complessità irriducibile”, una riesumazione, di fatto, del celebre argomento teleologico e dell’analogia dell’Orologiaio. Meccanismi biochimici come quello della coagulazione del sangue o strutture come il flagello con cui, grazie al suo moto rotatorio, riescono a muoversi alcuni batteri, sarebbero esempi di sistemi complessi che, come una “trappola per topi” (secondo l’analogia proposta dai sostenitori del disegno intelligente), non possono essere scomposti nei loro singoli elementi senza pregiudicarne il funzionamento. Perciò la loro origine e formazione si spiegherebbero meglio invocando un progetto, piuttosto che un meccanismo evolutivo come la selezione naturale. Il biologo Kenneth Miller, che fu invitato a testimoniare come esperto al processo, ha smontato la tesi della “complessità irriducibile”, dimostrando come sistemi presunti “irriducibili” possano essersi evoluti da sistemi più semplici ma perfettamente funzionali. Alcuni componenti di un sistema complesso possono svolgere funzioni anche in altri sistemi biochimici o strutture cellulari. Le diverse parti possono essere state selezionate nel corso dell’evoluzione, che può anche servirsi di elementi già esistenti per reclutarli per nuove funzioni.

La vicenda dell’Intelligent Design, perciò, ha rappresentato anche un’occasione per illustrare la solidità teorica e sperimentale della teoria dell’evoluzione, benché, c’è da crederci, i suoi critici non smetteranno di cercare di minare il suo status di teoria fondamentale della biologia.

Riferimenti essenziali:
Kenneth R. Miller, Deconstructing Design: A Strategy for Defending Science, Cold Spring Harbor Symposia on Quantitative Biology, 2009
http://symposium.cshlp.org/content/74/463.refs

Barbara Forrest, Understanding the intelligent design creationist movement: Its true nature and goals, Center for Inquiry, Washington DC, 2007
http://www.centerforinquiry.net/advocacy/understanding_the_id_creationist_movement/