Ribellione nel sottosuolo

Nell’ambito della coevoluzione tra ospite e parassita, nella corsa alle armi tra chi attacca e chi deve difendersi, la specie parassita sviluppa tecniche e comportamenti sempre più sofisticati per sfruttare al meglio le risorse fornite dalla specie ospite, la quale mette in atto strategie difensive volte a ridurre i danni causati dallo sfruttatore. Tra queste specie, ve ne sono alcune,

Nell’ambito della coevoluzione tra ospite e parassita, nella corsa alle armi tra chi attacca e chi deve difendersi, la specie parassita sviluppa tecniche e comportamenti sempre più sofisticati per sfruttare al meglio le risorse fornite dalla specie ospite, la quale mette in atto strategie difensive volte a ridurre i danni causati dallo sfruttatore.

Tra queste specie, ve ne sono alcune, i parassiti sociali, che approfittano a proprio vantaggio del sistema di cure delle larve messe in atto dalle specie di imenotteri eusociali. In questi casi, le femmine di altri insetti, camuffando il proprio profilo chimico e rendendolo simile a quello della specie ospite, prima spodestano la regina, poi depongono le uova all’interno dei nidi delle colonie. Una volta nate le larve, queste saranno nutrite dalle operaie ospite come se si trattasse di individui conspecifici.

Questo trucco, però, non può funzionare per sempre, sopratutto nei casi in cui gli attacchi parassitici sono frequenti, situazioni in cui la selezione naturale conduce all’elaborazione di strategie di difesa efficaci. E’ il caso della formica Protomognathus americanus, un parassita sociale obbligato, che, a causa della sua espansione, è stata “smascherata” dalle specie ospite del genere Temnothorax. Da uno studio pubblicato di recente sulle pagine della rivista Evolution emerge, infatti, che il 67% delle pupe e oltre l’83% delle regine che si insediano in un nido ospite vengono sistematicamente uccise dalle operiae della specie sfruttata. Diverso è invece il caso degli individui di sesso maschile, che non possono riprodursi se non durante il volo nuziale (dunque devono allontanarsi dal nido), la cui mortalità è pressochè nulla.

Sembra dunque che, dopo una fase favorevole in cui il parassita è riuscito a sfruttare al meglio l’ospite e a diffondersi in maniera capillare sul territorio, l’ospite abbia sviluppato le contromisure per arginare l’inganno. Essendo un parassita obbligato, la specie sfruttatrice ora dovrà controbattere ed elaborare nuove strategie per eludere le difese dell’ospite per non trovarsi sull’orlo dell’estinzione.

Andrea Romano

Riferimenti:
Alexandra Achenbach, Susanne Foitzik. FIRST EVIDENCE FOR SLAVE REBELLION: ENSLAVED ANT WORKERS SYSTEMATICALLY KILL THE BROOD OF THEIR SOCIAL PARASITE PROTOMOGNATHUS AMERICANUS. Evolution Volume 63 Issue 4: 1068-1075. doi:10.1111/j.1558-5646.2009.00591.x