Ritrovati in Cina i più antichi utensili ‘umani’: possono cambiare la narrazione dell’evoluzione dell’uomo?

Gli utensili ritrovati in Cina potrebbero essere opera di appartenenti al genere Homo, anticipando la sua comparsa fuori dall’Africa di almeno 250 mila rispetto quanto ritenuto fino ad oggi

Il ritrovamento di manufatti litici in Cina datati 2,1 milioni di anni, potrebbe anticipare di 250 mila anni la presenza di specie umane, o di diretti antenati, fuori dal continente africano. La scoperta, pubblicata su Nature, è avvenuta nel sito di Shangchen sull’altopiano del Loess, una regione che condivide il nome con i sedimenti che, portati dal vento, negli ultimi 2,5 milioni di anni hanno creato un deposito alto tra i 200 e i 300 metri, alterandosi con strati di materiale diverso, a testimonianza dell’alternanza di periodi umidi e secchi.

Proprio il materiale litologico stratificato ha permesso la datazione precisa dei manufatti; infatti, la struttura minerale delle rocce conserva l’orientamento del campo magnetico terrestre al momento della sua formazione e -considerando che la polarità del campo magnetico terrestre si inverte ad intervalli quasi regolari- rende possibile determinare l’età dello strato di suolo in cui vengono rinvenute. Così è stato possibile definire l’età dei reperti: 2,1 milioni di anni.

Questi reperti litici –96 in tutto- sono parti di utensili in pietra, nuclei, schegge, raschietti e percussori, oltre resti di ossa di animali che suggeriscono eventi di macellazione. Non ci sono dubbi circa la natura dei frammenti ritrovati, che quindi sono la più antica traccia della presenza di nostri antenati fuori dall’Africa, 250 mila anni più antica dei resti di ossa e utensili associati a Homo georgicus ritrovati Dmanisi, in Georgia, risalenti a 1,85 milioni di anni fa (Pikaia ne ha parlato qui). La loro distribuzione su 11 strati di suolo fa pensare che il sito sia stato occupato per 800 mila anni, ma in maniera discontinua, prevalentemente nei periodi a clima caldo e secco.

Chi fosse l’autore è invece ancora ignoto. Non essendo state ritrovate ossa umane si possono solo avanzare delle ipotesi: la più gettonata punta il dito verso H. erectus, a cui sono attribuiti resti di età compresa tra 1,5 e 1,7 milioni di anni ritrovati nella Cina meridionale e a Giava –più recente è invece il famoso Homo erectus pekinensis, o uomo di pechino (Pikaia ne ha parlato qui) –; non vengono però escluse strade differenti, incluse quelle che portano addirittura a ominini più arcaici, come gli australopiteci, che però non sono mai stati rinvenuti fuori dall’Africa e a cui non si associa alcuna industria litica.

La Cina sta vivendo, negli ultimi anni, un periodo particolarmente florido di scoperte in ambito paleoantropologico (ad esempio, Pikaia ne ha parlato qui, e qui), e buona parte della comunità accademica cinese è sostenitrice di un modello multiregionale per l’evoluzione umana, come si può leggere da questo lungo commento pubblicato su Nature, ovvero che preveda più centri di origine per la nostra specie, in cui l’Asia e la Cina occuperebbero un posto speciale. Per i sostenitori di questa ipotesi, i numerosi resti fossili di transizione di difficile attribuzione e i reperti litici rinvenuti fino ad ora, sarebbero prova di un’evoluzione continua e isolata di queste popolazioni umane asiatiche, fino a circa 10 mila anni fa.

Al di fuori della Cina, però, si è restii ad accettare questa ipotesi, che ad oggi non è supportata da dati genetici; seppur in un contesto che sta comunque cambiando alcuni paradigmi. Ad esempio, una ricerca recente conferma l’origine africana di H. sapiens ma da centri di origine differenti, distanti geograficamente e con diversa ecologia (qui l’articolo di Pikaia), e nuovi indizi fanno risalire le prime migrazioni H. sapiens fuori dall’Africa, in medio oriente, a 95-85 mila anni fa (Pikaia ne ha parlato qui).

Si è invece oramai certi che in Asia convissero a lungo più specie umane differenti. Per alcune, i cui predecessori erano forse già presenti più di 2 milioni di anni fa.

Bibliografia:
Zu et al., 2018. Hominin occupation of the Chinese Loess Plateau since about 2.1 million years ago. Nature, 559:608–612

Immagine: José-Manuel Benito Álvarez (CC BY 2.5), via Wikimedia Commons