Scienza vittoriana e teoria dell’evoluzione

Attraverso l’analisi di una ricca documentazione storica, un nuovo studio mostra la complessa interazione fra gli studi di Charles Darwin e la scienza del suo tempo, con particolare riferimento alle scienze meccaniche

L’Inghilterra Vittoriana (1837-1901, durata del regno della regina Vittoria) in cui Charles Darwin visse ed elaborò la propria carriera scientifica fu un’epoca ricca di stimoli intellettuali. Il XIX secolo fu testimone di numerose innovazioni e scoperte in campo biologico, chimico, fisico e meccanico, per citare alcune scienze. E Darwin non fu immune dalla loro influenza. In un recente studio pubblicato sulla rivista Isis, Giuliano Pancaldi- professore di Storia della Scienza e delle Tecniche presso l’Università di Bologna- mette in risalto la costante interazione negli scritti darwiniani fra il dominio della biologia e quello artificiale della tecnologia e delle invenzioni umane. Quel che Pancaldi chiama ‘tecnologia della vita’ (technology of life, Pancaldi, 2019:1) bene esprime la diversità di nozioni afferenti al campo della tecnologia a cui Darwin fa sovente riferimento nei suoi studi.

L’interesse per la tecnologia contemporanea si ritrova già nelle prime riflessioni darwiniane. Nel 1838, Darwin annotò nel suo taccuino (Taccuino N, 36: 573; Barrett et al 2006) una considerazione simile a quella presente in Consolations in travel: or, the last days of a philosopher del chimico Humphry Davy (1778-1829); questi aveva sostenuto che, così come ‘il selvaggio’ [sic] non suppone l’esistenza di un motore a vapore dietro il funzionamento di un telaio, così l’uomo non riesce ad immaginare l’esistenza di una forza creatrice dietro le opere della natura. Inoltre, prosegue Davy, quando si considera la vita organica raramente ci si riferisce a leggi di natura che ne dirigano lo sviluppo, e più spesso si  preferisce ammettere la propria ignoranza in merito (Pancaldi 2019:5). In seguito, traendo spunto da questo passaggio seppur giungendo a conclusioni diverse, Darwin ebbe modo di riflettere sulla propensione psicologica dell’uomo di rifersirsi ai moti astronomici come governati da leggi di natura e, al contrario, all’esistenza di ogni essere vivente come il risultato di un atto di creazione speciale, una propensione condivisa sia dal filosofo che dall’uomo comune e un’idea che lo stesso Darwin abbandonò nel corso della sua vita spirituale [1].

Nello stesso periodo Charles Babbage (1791-1871), inventore della macchina calcolatrice, fornì una spiegazione dell’origine ed estinzione degli organismi viventi basata sull’ipotesi di un’originale forza creatrice che avrebbe imposto delle leggi di sviluppo ben definite sulla materia vivente. Babbage pubblicò le sue riflessioni nella forma de Il nono dei trattati di Bridgewater [2], in cui sosteneva il seguente argomento: lo sviluppo scientifico insegna che nuove leggi di maggiore generalità vengono gradualmente scoperte e che quel che potrebbero apparire come violazioni di leggi di natura sono in realtà istanze particolari di leggi non ancora scoperte, instanziate dal Creatore dagli inizi del mondo. Inoltre, sosteneva Babbage, non era difficile concepire un esperimento di pensiero in cui le macchine calcolatrici passassero dal generare una serie di numeri sulla base di una legge ben definita, ad un’altra serie prodotta attraverso un’altra legge, senza che i piani originali dell’inventore fossero violati e senza intervento esterno da parte di questi. Era, questa, una chiara analogia all’opera del Creatore.

Darwin non adottò questo suggerimento, data l’evidente impronta creazionista, preferendo invece una spiegazione dell’evoluzione biologica in termini naturalistici che rimandasse a leggi generali senza ricorrere ad un intervento divino e che includesse variazione, distribuzione ed isolamento geografico. Successivamente, Darwin ebbe modo di affinare i paralleli fra evoluzione biologica e tecnologica per quanto riguarda lo sviluppo di una visione ecologica (Pikaia ne ha parlato qui), in parte derivata dagli scritti del fisiologo Carl Gustav Carus (1789-1869), attraverso espressioni come ‘il laboratorio delle specie’; inoltre, dal professore di medicina Christian Gottfried Ehrenberg (1795-1876) prese spunto per sviluppare una concezione dell’istinto e del comportamento animale che, in maniera simile alle invenzioni umane, sarebbero il risultato di un’ampia diversificazione delle forme organiche. In un altro passaggio, infine, Darwin tratta dell’evoluzione degli organi elettrici in diverse specie di pesci. Ed anche qui subentra il parallelo con le invenzioni umane. Come nella società umana è accaduto che invenzioni analoghe fossero sviluppate indipendentemente, così per analogia la selezione naturale ha favorito l’evoluzione di simili organi in simili circostanze (Pancaldi, 2019:17). Un’ultima citazione è a proposito dell’esperimento di pensiero presente ne L’origine. Darwin immagina che se le specie della Gran Bretagna fossero introdotte in Nuova Zelanda, le specie endemiche di quest’ultima regione si estinguerebbero gradualmente a seguito di una violenta competizione (Darwin, 2009: 357). Variazione, selezione ed ereditarietà permetterebbero alle specie britanniche di diffondersi con successo, attraverso innovazioni a livello biologico. Inoltre, Darwin giungerà ad applicare tali riflessioni sulle sue stesse ricerche, affermando come anche se dovesse rivelarsi errata, la sua ipotesi potrebbe contribuire in qualche modo allo sviluppo della ricerca scientifica.

In conclusione, nota Pancaldi, un interesse per gli sviluppi tecnologici contemporanei permise a Darwin di postulare un approccio causale pluralistico per l’evoluzione biologica. Gli storici della scienza, attraverso lo studio dell’humus culturale dell’epoca, possono così integrare la vita e la carriera di un pensatore come Charles Darwin in un complesso contesto storico-sociale. Gli autori che contribuirono alla formazione del pensiero darwiniano furono numerosi e provenienti da aree diverse. Nello studio di Pancaldi, vengono infatti menzionati economisti come Thomas Malthus (1766-1834), astronomi come John Herschel (1792-1871), e filosofi come William Whewell (1794-1866), autore di una monumentale Storia delle scienze induttive, che Darwin ben conosceva.

Come abbiamo visto brevemente, la storia della scienza è un percorso cosparso di tentativi ed errori. Gli studi di filosofia della scienza che hanno tentato di analizzare lo sviluppo delle teorie scientifiche costringendole in rigidi schemi (si vedano  La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn, La logica della scoperta scientifica di Karl Popper Karl Popper e The methodology of scientific research programmes di Imre Lakatos) hanno sì fornito grande ispirazione, anche se non bisogna dimenticare che la scienza è un’impresa collettiva che non si sviluppa in maniera lineare e prevedibile. Alcuni studi hanno applicato la teoria dell’evoluzione biologica darwiniana allo sviluppo culturale. Non è questa la sede per discuterne i pregi o i difetti (si veda Mesoudi et al, 2004): tuttavia, come dimostra lo stessa vicenda della teoria di Darwin e di quella proposta da Wallace negli stessi anni, in scienza variazione, selezione ed ereditarietà , insieme a fenomeni di convergenza, al livello concettuale, sono caratteristiche tutt’altro che rare e il cui studio può rivelarsi di grande valore euristico.

[1] Le idee in materia religiosa di Darwin seguirono un percorso articolato e in costante evoluzione. Da una visione creazionista al tempo del viaggio sul Beagle, il naturalista inglese abbracciò una forma di deismo nel periodo della pubblicazione de L’origine, per distaccarsi sempre più dalle rivelazioni cristiane in tarda età [cfr. Pievani, T. (2013), Darwin: Lettere sulla religione e Barlow, N. (2016) Autobiografia: 1809-1882]

[2] I Trattati di Bridgewater, pubblicati nel corso degli anni Trenta dell’Ottocento in Inghilterra, furono una serie di pubblicazioni composte da filosofi e scienziati con lo scopo di difendere la teologia naturale e spiegazioni teleologiche della realtà (cfr. Ospovat, 1981).

Riferimenti:

Barrett, P.H., Gautrey, P.J., Herbert, S., Kohn, D. e Smith, S. (2006), Charles Darwin’s notebooks 1836-1844, Cambridge University Press

Darwin, C. (2009), L’origine delle specie, a cura di Giuliano Pancaldi, Milano: BUR

Darwin, C. (2013), Lettere sulla religione, a cura di Telmo Pievani, Einaudi

Darwin, C. (2016), Autobiografia: 1809-1882, Einaudi

Mesoudi, A., Whiten, A. e Laland, K.N. (2004), Perspective: is human cultural evolution Darwinian? Evidence reviewed from the perspective of The Origin of species

Ospovat, D. (1981), The development of Darwin’s theory, Cambridge University Press