Segnali cifrati

Piccoli, notturni e schivi: così vengono solitamente descritti i tarsi, primati asiatici dagli occhi estremamente grandi, la cui linea evolutiva si è separata dal ramo che ha dato origine agli altri primati all’incirca 60 milioni di anni fa. Dal quel momento in poi, si ritiene che il loro aspetto e le loro abitudini non si sarebbero poi modificate molto, compresa

Piccoli, notturni e schivi: così vengono solitamente descritti i tarsi, primati asiatici dagli occhi estremamente grandi, la cui linea evolutiva si è separata dal ramo che ha dato origine agli altri primati all’incirca 60 milioni di anni fa. Dal quel momento in poi, si ritiene che il loro aspetto e le loro abitudini non si sarebbero poi modificate molto, compresa la loro poco spiccatea abilità di emettere vocalizzazioni (sebbene vi sia una grande differenza tra le specie).

Un gruppo di ricercatori scopre oggi che almeno una specie di questo gruppo di primati, il tarsio delle Filippine (Tarsius syrichta), è in grado di emettere e ricevere vocalizzazioni ad alta frequenza, superiore a quelle percepibili dalla maggior parte dei mammiferi esistenti. Solo poche specie, infatti, riescono ad utilizzare segnali vocali che si estendono anche nel range degli ultrasuoni (oltre 20 kHz). Ma il piccolo e notturno tarsio, sembra comunicare esclusivamente (stiamo parlando di comunicazione vocale) mediante ultrasuoni, e perdipiù ad altissime frequenze.

I vocalizzi di questa specie si aggirano mediamente intorno a frequenze di 70 kHz, ma possono anche raggiungere l’incredibile massimo di 91 kHz (tra i più alti mai registrati nei mammiferi terrestri). Questa caratteristica rende dunque la specie ancora più schiva, dal momento che i dialoghi ad ultrasuoni risultano praticamente inudibili da tutti i potenziali predatori (i picchi di vocalizzazioni sono stati registrati proprio quando i ricercatori si trovavano nei paraggi, ad indcare una possibile funzione antipredatoria).

E’ evidente, sostengono i ricercatori dalle pagine della rivista Biology Letters, che le vocalizzazioni ad ultrasuoni rappresentano un canale di comunicazione privato per questi piccoli animali, e che le capacità di emetterle e riceverle siano stati caratteri sottoposti a selezione positiva. Poter tranquillamente comunicare in presenza di competitori e predatori, senza che questi ne siano consapevoli, e in contesti ad elevata rumorosità ambientale, è sicuramente un bel vantaggio.

Andrea Romano

Riferimenti:
M. A. Ramsier, A. J. Cunningham, G. L. Moritz, J. J. Finneran, C. V. Williams, P. S. Ong, S. L. Gursky-Doyen, N. J. Dominy. Primate communication in the pure ultrasound. Biology Letters, 2012; DOI: 10.1098/rsbl.2011.1149