Senza radici. Elogio delle migrazioni

Il 6 e 7 febbraio si terrà un convegno sulle migrazioni umane all’Accademia di Brera

Senza radici. Elogio delle migrazioni
Noi umani non abbiamo radici, ma piedi

6-7 febbraio – ore 9,30

Convegno con la partecipazione di
Guido Barbujani, Giorgio Manzi, Franco Farinelli, Edoardo Boncinelli, Giulio Giorello, Maurizio Casiraghi, Carlo Antonio Barberini, Umberto Fascio, Francesco Cavalli Sforza

6-11 febbraio
Mostra con i lavori degli allievi

Introduce il Direttore Franco Marrocco, presenta e modera Cristina Muccioli

Le migrazioni non sono soltanto un’emergenza della nostra attualità, dei nostri tempi di sommovimenti e crisi. Sono ciò che ci connota, invece, in quanto genere Homo e specie sapiens. Si tratta di osservarle dalla prospettiva dell’evoluzione. Essa non appartiene al mainstrem, ma è fondamentale per avere una visione storica e genealogica del fenomeno, e non uno spiraglio di sguardo. 

Quello dell’identità è uno dei problemi oggi più avvertiti, più dibattuti e ricorrenti. Si vuole qui configurarlo non astrattamente, come tema lontano dalle nostre esistenze, dal nostro sentire quotidiano. Si intende invece tentare di capire meglio, attraverso la riflessione critica e l’elaborazione simbolica artistica, la condizione nuova nella quale ci troviamo nel rapporto con gli altri, con i migranti che non riguardano più qualche costa a sud della nostra penisola, ma l’Europa intera.

Chi sono questi ‘altri’ con cui ci troviamo a misurarci, a mescolarci, che tendiamo ad etichettare, a temere, a odiare? La nostra identità collettiva, il nostro sentirci radicati in un contesto consolidato, si è andata formando per paradosso, allontanandoci dalle nostre terre, dalle patrie, dai saperi nel cui alveo siamo nati e cresciuti.

Dai viaggi di Colombo e Vespucci, di von Humboldt, di Darwin e di Chatwin, soprattutto dai grandi esodi dall’Africa avvenuti a partire da duecentomila anni fa, noi siamo diventati noi stessi, culturalmente e biologicamente.

Non siamo contro il razzismo perché è immorale – e lo è – ma perché è semplicemente contro fattuale. Siamo tutti biologicamente uguali. La scienza e le sue scoperte, a partire da quella sull’Origine delle specie che titola anche il libro ad oggi più importante per la Biologia, hanno non solo un contenuto euristico fondamentale da conoscere, ma anche etico. 

Come la corretta informazione scientifica è essenziale per prevenire e combattere patologie gravissime, così lo è per arginare ideologie pericolose che lacerano la società, alimentando diffidenza e convincimenti superstiziosi tutt’altro che innocui.

Paleoantropologi, biologi, geografi, filosofi della scienza, neuroscienziati, politologi, zoologi, racconteranno ognuno in base ai propri studi, come siamo arrivati sin qui, a essere quel che siamo, effetti di una causa dinamica mai interrotta.

La scienza è ‘politica’, nel senso più alto e nobile del termine, quando contribuisce fattivamente a migliorare le condizioni di convivenza, accoglienza, e gestione nella polis: quell’alleanza di uomini liberi che, come diceva Aristotele, ha trovato nella città, nella vita comunitaria organizzata, un modo per essere felice.