Squali in pericolo!

Ogni ecosistema è mantenuto in vita da una fitta rete alimentare che si genera tra produttori e consumatori, tra prede e predatori. In questo delicato equilibrio, gioca un ruolo fondamentale il ” predatore dei predatori”, che costituisce l’ultimo anello della rete trofica (catena alimentare). La sua eventuale scomparsa potrebbe portare all’esplosione incontrollata di alcune forme di vita ed al conseguente

Ogni ecosistema è mantenuto in vita da una fitta rete alimentare che si genera tra produttori e consumatori, tra prede e predatori. In questo delicato equilibrio, gioca un ruolo fondamentale il " predatore dei predatori", che costituisce l'ultimo anello della rete trofica (catena alimentare). La sua eventuale scomparsa potrebbe portare all'esplosione incontrollata di alcune forme di vita ed al conseguente collasso dell'intero ecosistema. In ambiente marino il più grande predatore è, senza dubbio, lo squalo.

 Una ricerca, condotta sulle popolazioni di squalo grigio ( Carcharinus plumbeus) e di squalo oceanico dalle punte bianche (Carcharinus longimanus) condotta da William Robbins della James Cook Univesity di Townsville, Australia, e dal suo gruppo, evidenzia che questi grossi cacciatori stanno scomparendo. I tassi di declino sono drammatici: rispettivamente del 17% e del 7% all'anno. I ricercatori puntano il dito contro i metodi di conservazione messi in atto che, secondo il loro parere, non sarebbero in grado di fronteggiare il sempre maggior sfruttamento dell'ecosistema e l'impatto sempre più imponente della pesca. Infatti, solo l'1% della Grande Barriera Corallina australiana è costituito da no-enty zone (aree adibite esclusivamente alla ricerca e in cui è vietato l'accesso ai turisti) mentre la stragrande maggioranza delle aree protette, quelle adibite alla conservazione degli squali, è formata dalle no-take zone (aree destinate alla fruizione compatibile dell'ambiente marino). Queste non sembrano sufficienti al mantenimento di popolazioni vitali di queste due specie, un tempo molto abbondanti, come i dati forniti da questo studio dimostrano. Occorre quindi modificare la politica di gestione e protezione delle riserve naturali, e occorre farlo al più presto per non compromettere per sempre questo straordinario esempio di biodiversità.

E' disponibile l'abstract dell'articolo sul sito Current Biology.

 

Andrea Romano