Taglia da scalatore

La taglia corporea conta quando si tratta di camminare sul terreno o arrampicarsi sugli alberi. Animali di piccole dimensioni e dal peso contenuto non consumano maggiori quantitativi di energie quando scalano i tronchi d’albero piuttosto che quando si spostano in orizzontale, al contrario di ciò che avviene nelle specie più grosse e pesanti. Questi sono i risultati di un’analisi comparativa

La taglia corporea conta quando si tratta di camminare sul terreno o arrampicarsi sugli alberi. Animali di piccole dimensioni e dal peso contenuto non consumano maggiori quantitativi di energie quando scalano i tronchi d’albero piuttosto che quando si spostano in orizzontale, al contrario di ciò che avviene nelle specie più grosse e pesanti. Questi sono i risultati di un’analisi comparativa su alcune specie di primati eseguito da un gruppo di ricercatori della Duke University.

Lo studio ha verificato i costi metabolici, calcolati mediante il consumo di ossigeno durante lo sfrorzo fisico, derivanti dalla deambulazione in orizzontale e in verticale, grazie all’utilizzo di un tapis roulant, di sei specie di primati di differente taglia: il lori gracile (Loris tardigradus), il chirogaleo medio (Cheirogaleus medius), il nitticebo pigmeo (Nycticebus pygmaeus), il saimi della Bolivia (Saimiri boliviensis), il lemure mongoz (Eulemur mongoz) e l’uomo (Homo sapiens).

I risultati, pubblicati su Science, indicano che le specie dal peso inferiore a 0,5 Kg (le prime tre dell’elenco precedente) non presentano un consumo di energie maggiore quando scalano rispetto a quando camminano. Le specie dalla taglia superiore, invece, devono investire molte più energie metaboliche per scalare, e questo costo aumenta proporzionalmente in base alla massa corporea. Tra le specie analizzate è proprio l’uomo il primate che spende di più negli spostamenti verticali.

Questi nuovi dati forniscono una possibile spiegazione di come gli antenati dei primati, probabilmente simili alle attuali tupaie (nella foto), organismi di piccole dimensioni e dal peso inferiore a 0,5 Kg, abbiano potuto colonizzare oltre 65 milioni di anni fa i rami degli alberi senza dover pagare costi energetici aggiuntivi. I dati sono altresì in grado di dare una spiegazione causale delle motivazioni che spinsero i nostri più recenti antenati, primati dalle dimensioni considerevoli, a scendere dagli alberi per ritornare a vivere sulla terra. 

Da qui si accede al video dell’esperimento.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons