The Horse

Una mostra dell’American Museum of Natural History di New York ripercorre la storia naturale del cavallo, dall’alba della sua evoluzione fino all’addomesticamento e al suo ruolo nella cultura umana. 55 milioni di anni fa (nell’Eocene) la temperatura sulla Terra aumentò da 5 a 10°C trasformando parte del Nord America in una foresta subtropicale, calda e umida, simile all’Attuale Sud America.

Una mostra dell’American Museum of Natural History di New York ripercorre la storia naturale del cavallo, dall’alba della sua evoluzione fino all’addomesticamento e al suo ruolo nella cultura umana.

55 milioni di anni fa (nell’Eocene) la temperatura sulla Terra aumentò da 5 a 10°C trasformando parte del Nord America in una foresta subtropicale, calda e umida, simile all’Attuale Sud America. A quel tempo, Hyracotherium, il primo membro conosciuto degli Equidae, abitava le foreste del Nord America cibandosi delle tenere foglie della foresta umida. Per circa 30 milioni di anni gli equidi rimasero animali strettamente legati all’ambiente della foresta presentando taglie da medie a piccole (come un cane di media taglia). I denti dei primi cavalli erano corti, non troppo diversi da quelli umani.

Poi, 35 milioni di anni fa (nel tra Eocene e Oligocene) le temperatura globali scesero fino a temperature simili alle attuali. Così 20 milioni di anni fa (nel Miocene) le ampie aree di foresta del Nord America lasciarono spazio ad ampie aree a prateria in seguito ad un inaridimento del clima. I cambiamenti ambientali innescarono in alcune popolazioni, l’evoluzione di una taglia maggiore nonché la riduzione del numero di dita e l’aumento della dimensione degli zoccoli (Mesohippus, Miohippus, Dinohippus).

Un’importante carattere proprio dei cavalli delle praterie fu l’evoluzione di una dentatura resistente alla dieta strettamente legata alle graminacee: l’erba intesa modernamente, si è evoluta solo 30 milioni di anni fa, la lamina ed il margine fogliare di queste specie erbacee contiene silice in cristalli, in uno stato non dissimile a quello vitreo. Questa caratteristica evolse nel corso di una lotta agli armamenti tra erbivori ed vegetali erbacei. I denti dei cavalli divennero sempre più resistenti e lunghi, fino a tre volte la lunghezza delle specie più antiche, nonché dotati di superfici masticatorie adatte allo sminuzzamento. Dopo soli 10 milioni di anni una dozzina di specie come Merychippus, di equini (un clade entro gli equidi), correva nelle Grandi Pianure. 9 milioni di anni fa la maggior parte delle specie forestali si estinse e sopravvissero specie strettamente imparentate all’antenato del cavallo attuale. I prodotti della selezione naturale, furono poi il punto di partenza per la selezione artificiale. Nella fase di addomesticazione del cavallo.

La storia naturale dei cavalli è stata una colonna portante del pensiero evoluzionistico. Negli anni ’70 del 1800 il paleontologo Marsh elaborò la prima filogenesi dettagliata del cavallo moderno a partire da Hyracotherium, poi divulgata in una serie di conferenze da Huxley, il mastino di Darwin. Veniva mostrata il coincidente aumento di taglia, diminuzione del numero di dita, aumento di dimensioni dello zoccolo e aumento della dimensione dei denti.

La sequenza, elaborata proprio all’American Museum of Natural History, apparentemente non mostrava alcun anello mancante, realmente mancante o ipotizzato. Ma oggi, dopo il ritrovamento di nuove specie fossili che vivevano contemporaneamente, anche in ambienti diversi, la sequenza, più che una linea di progressione, assomiglia ad un albero con molti rami e punti di divergenza multipli. Il modello di evoluzione si confà a quello dell’equilibrio punteggiato, dove relativamente rapidi eventi di speciazione sono alternati a periodi di stasi.

Ovviamente ciò non mina minimamente il principio gradualistico dell’evoluzione per selezione naturale. Non sono gli adattamenti che compaiono tutti insieme improvvisamente, ma sono i tassi dell’evoluzione morfologica che variano, mostrando sequenze di adattamento talvolta rapide talvolta lente, ma sempre gradualmente. Ciò che viene minato seriamente è invece la nozione di “progresso” nell’evoluzione: il progresso non è un inevitabile scalata di una immaginaria scala naturae, bensì, l’unico processo che si possa definire “progressivo” si manifesta solo localmente proprio nei momenti di serrata selezione naturale tra specie ecologicamente legate da una lotta agli armamenti, come nel caso delle graminacee e gli equidi.

Giorgio Tarditi Spagnoli

La prima è uomo e cavallo come “compagni nella storia dell’evoluzione”

La seconda immagine è il diorama con Dinohippus, Hypohippus, Nannippus

La terza è il diorama con Hypohippus