To blog or not to blog

Oggi sono attivi numerosissimi blog (il cui numero è in costante aumento) che vanno dal gossip alla scienza e che si configurano come diari pubblici o come finestre sul mondo. Molto spesso sono tematici e rispecchiano gli interessi o le competenze del blogger. Che rapporto hanno i blog con la comunicazione della scienza? Possono stimolare i lettori ad avvicinarsi al

Oggi sono attivi numerosissimi blog (il cui numero è in costante aumento) che vanno dal gossip alla scienza e che si configurano come diari pubblici o come finestre sul mondo. Molto spesso sono tematici e rispecchiano gli interessi o le competenze del blogger.

Che rapporto hanno i blog con la comunicazione della scienza? Possono stimolare i lettori ad avvicinarsi al mondo della scienza e, soprattutto, è un buon investimento di tempo per li tiene aggiornati?

Da queste domande parte un articolo scritto da John S. Wilkins (The University of Queensland, Brisbane, Australia) e pubblicato da Trends in Ecology & Evolution dal titolo “The roles, reasons and restrictions of science blogs”.

Secondo Wilkins ci sono ottime ragioni per entrare nella blogosfera legate alla possibilità di vedere suggeriti e commentati articoli di grande interesse, parlare di scienza senza le regole imposte agli altri mezzi di comunicazione, indicare correzioni o integrazioni alle notizie e creare comunità di persone che discutono di scienza. Tutti questi argomenti, potrebbero essere ottimi motivi per incentivare la partecipazione di scienziati ai blog. Già ora vi sono diversi scienziati che partecipano o hanno creato blog di grande successo (tra cui i miei preferiti sono Massimo Pigliucci e Paul Z. Myers), ma la maggior parte della comunità scientifica sembra essere ancora diffidente verso questa forma di comunicazione.

Partecipare ad un blog può, in realtà, essere molto utile anche per gli scienziati perchè può permettere la creazione di una sorta di comunità scientifica virtuale in cui ricercatori sparsi per il mondo possono scambiarsi opinioni e pareri. Un esempio del fatto che i blog possono essere un momento di discussione è rappresentato dalla controversia tra Olivia Judson e Jerry Coyne a proposito del concetto di hopeful monster. Oltre ai contenuti della risposta di Coyne, alcuni utenti del blog sono rimasti colpiti da un aspetto particolare: “Interesting that Coyne, a serious contributor to evolutionary scholarship, has gotten his hands dirty and reached out to the public so directly to correct what he perceives is journalistic malpractice“.

Ovviamente i blog hanno alcuni difetti evidenti legati al fatto che non è sempre facile distinguere i blog scientifici da quelli pseudoscientifici con numerosi commenti (soprattutto per quanto riguarda alcuni argomenti quali, ad esempio, il cambiamento climatico o la salute) banali o frutto di una personale interpretazione di dati mal compresi.

Assolutamente condivisibile la conclusione a cui Wilkins giunge: “The academic research and teaching communities for science and related fields need to see blogging as more than a casual hobby, as core outreach for their science. It is an effective way for scientists to counter the misunderstanding, deliberate and otherwise, of popular culture“.

Sullo stesso argomento da segnalare anche l’articolo di Elisabetta Tola pubblicato sul Journal of Science Communication (JCOM) ed intitolato “To blog or not to blog, not a real choice there” (da cui ha preso il titolo questa news). In particolare, Elisabetta Tola delinea in molto chiaro i vantaggi derivanti dalla partecipazione di scienziati e ricercatori ai blog: “Blogs dramatically change the order of magnitude of this informal conversation between scientists. And open it to non specialists and to anyone interested in the field, even if it is someone not belonging to any scientific community. The advantages of this medium are so self evident, in terms of the possibility of gaining feedback on one’s work and approaches, of finding new solutions and ideas, of meeting new colleagues and other scientists who might be contributing to the development of one’s research, of starting new collaborations, even of finding new positions, that it is really difficult to imagine why a scientist, especially a young one at the beginning of her own career, should not feel like entering this collective conversation. The ability to get rapid feedback and change approach or correcting a biased interpretations of data and facts is another major plus of blogging“.

Un ulteriore aspetto che Elisabetta Tola suggerisce è che i blog possono divenire anche un’occasione di aggiornamento su discipline diverse da quella in cui si opera normalmente, perchè si ha la possibilità di accedere a materiale selezionato, discusso e da cui si può risalire alla fonte originale della notizia, permettendo quindi di investire nel migliore dei modi il proprio tempo ed evitando di spendere tempo su articoli che, sebbene promettenti, tradiscono poi le aspettative del lettore.

Buona blogosfera a tutti!!!

Mauro Mandrioli

 

Fonte immagine: The daily bit