Uccelli tropicali: pochi figli per volare prima

L’apparente paradosso degli uccelli tropicali, che pur avendo a disposizione più risorse si sviluppano più lentamente rispetto a quelli dei climi temperati, si risolve tenendo conto del momento del maggiore pericolo di morte, che diminuisce una volta diventati adulti per i tropicali, mentre è costante nell’intero corso della vita per gli altri

Lussureggiante. È l’aggettivo utilizzato più spesso per descrivere le foreste tropicali e non a torto, dato che per le forme di vita che le abitano sono disponibili molte risorse. Per varie specie tropicali di passeri oscini (quel gruppo di passeriformi chiamati in inglese songbird) il numero di individui sessualmente maturi presenti su un territorio è molto vicino al numero massimo calcolato teoricamente in base alle risorse disponibili. Le alte densità di popolazioni di adulti a queste latitudini porta, in generale, a un’intensa competizione sessuale, che a sua volta ha determinato l’evoluzione di canti elaborati, colori sgargianti e altre vistose caratteristiche proprie degli animali tropicali, che non solo non hanno nessuna stretta utilità per sopravvivere, ma possono addirittura risultare dannosi: per esempio attirando l’attenzione dei predatori.

Al sicuro. Gli adulti
Che siano tropicali o adattati ai climi temperati i passeriformi devono fronteggiare nel corso della loro vita due fasi in cui il rischio di predazione è massimo: il periodo trascorso nel nido e quello tra il primo volo e la prima stagione riproduttiva. Come mostrato in precedenza da diversi studi, un’importante differenza fra i due gruppi sembra costituita dal fatto che per gli uccelli tropicali il rischio di predazione diventa molto basso una volta che diventano adulti, mentre per gli altri è un grave pericolo nel corso di tutta la loro vita. Questo problema di sopravvivenza non si presta a una facile soluzione, dal punto di vista evolutivo, dato che accorciare il periodo di sviluppo nel nido renderebbe i pulcini capaci di volare molto presto, ma allo stesso tempo immaturi e vulnerabili per tutto il periodo necessario a raggiungere l’età adulta. Una possibile soluzione parrebbe, qualora ci fossero le risorse per metterla in atto, fornire in uno stesso periodo di tempo ai pulcini una maggiore quantità di cibo in modo che crescano più rapidamente. Ma contrariamente a quanto sembrerebbe logico, la crescita nel nido delle specie di uccelli tropicali, che in teoria hanno più risorse, sembra essere più lenta di quella di quelle dei climi temperati; il tutto, in media, a parità di dimensioni negli adulti e di rischio di predazione nel nido. Un apparente paradosso cui è convinto di aver trovato la risposta Thomas E. Martin, dell’università del Montana, che ha esposto la sua ipotesi in forma di comunicazione sulla rivista Science.

Un’altra traiettoria
La crescita tipica di un nidiaceo dei climi temperati, e la relativa richiesta di cibo verso i genitori, prevedono prima un rapido aumento, il raggiungimento di un picco, e un rapido calo fino al momento dell’abbandono del nido. Si era sempre dato per scontato che, spalmata su tempi più o meno lunghi, anche la crescita dei pulcini tropicali seguisse lo stesso andamento. Martin ha però evidenziato che le cose non vanno così: la crescita dei piccoli oscini tropicali inizia tipicamente in modo rapido, anche se è un po’ più lenta di quella dei piccoli dei climi temperati, e raggiunge il suo picco con qualche giorno di ritardo; a questo punto però rallenta solo di poco e si mantiene sostenuta fino al momento di prendere il volo. Al momento di volare i piccoli delle specie tropicali hanno quindi dimensioni e sviluppo equivalenti a quelli di specie simili temperate.
Probabilmente, all’inizio della loro storia evolutiva, i passeri oscini tropicali seguivano una curva di crescita simile nella forma a quella delle specie dei climi temperati, anche se più allungata nel tempo, come è necessario per permettere lo sviluppo dei complessi ornamenti e tutte le altre caratteristiche necessarie al futuro adulto per competere per la riproduzione. Quando la pressione dei predatori sui piccoli nel nido ha reso vantaggioso spingerli a volare via precocemente, la curva di crescita si è modificata accorciandosi, ma solo nella sua seconda parte, recuperando i giorni di crescita persi con una crescita più accentuata in quelli compresi fra il picco di massimo e l’involo. Ad ogni modo, probabilmente come ulteriore conseguenza della pressione dei predatori, lo sviluppo del corpo nei pulcini tropicali è, nella fase che precede il picco, più lento in tutto, tranne che nella lunghezza delle ali che si sviluppano alla stessa velocità di quella dei piccoli dei climi temperati.

Se la coperta è corta
Fornire a un pulcino venti insetti al giorno per cinque giorni è molto più faticoso per un genitore che fornirgliene dieci al giorno per dieci giorni, anche se alla fine gli insetti sono sempre cento. Nonostante la relativa abbondanza di cui godono le specie tropicali, il tasso di crescita accentuato di cui necessitano i piccoli oscini dopo aver raggiunto il picco di crescita sottopone gli adulti a uno sforzo notevole. Probabilmente, proprio per questo motivo le dimensioni delle nidiate delle specie tropicali sono costituite da un numero minore di piccoli rispetto a quelle delle specie dei climi temperati. Per gli uccelli tropicali, la trasmissione dei propri geni alle generazioni successive somiglia più a una maratona che a una gara dei cento metri: serve a poco avere molti figli, se poi si hanno pochi nipoti; meglio pochi figli, ma “belli”: capaci di competere con efficienza per la riproduzione.

Riferimenti:
Martin TE. Age-related mortality explains life history strategies of tropical and temperate songbirds. Science. 2015 Aug 28;349(6251):966-70. doi: 10.1126/science.aad1173.